Come due settimane fa, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lasciato un giorno di “pausa” ai partiti in occasione del turno di ballottaggio. Ma già oggi il governo sarà al lavoro per affrontare uno dei passaggi da sempre più complessi per gli esecutivi: la manovra di bilancio. Il presidente del Consiglio si è tenuto a distanza, in queste settimane, dalla campagna elettorale. Ieri ha ricevuto il primo ministro francese Jean Castex, poi è stato al lavoro nel suo ufficio, informato dai collaboratori sull’esito del voto. Un esito che, sicuramente, premia l’ala “moderata” e governista dell’esecutivo, a partire dal Pd, che dopo quelli di Napoli e Milano conquista anche i sindaci di Roma e Torino. E infatti il segretario Dem Enrico Letta parla di “un trionfo” che rafforza il governo.
“Potremmo avere interesse oggi ad andare rapidamente al voto dopo questo risultato – ha sottolineato – avremmo interesse a cogliere questa onda, invece questo voto rafforza il governo Draghi, a cui chiediamo di andare avanti per tutta la durata della legislatura”. Anche Forza Italia, pur nella generale sconfitta del centrodestra, rivendica la vittoria di Roberto Dipiazza a Trieste, che conferma (dice Antonio Tajani) “che i candidati di Forza Italia sono vincenti”. Non ha molto da sorridere il M5s, che non ha più sindaci in città grandi o medie, ma che in qualche modo “nasconde” le difficoltà dietro alla complessiva vittoria del centrosinistra. Esce sconfitta la Lega, o almeno la linea di Matteo Salvini, che non ha premiato nelle comunali. E il commento, in cui ha sostanzialmente detto che il centrodestra esce dalla tornata con più Comuni, mostra tutte le difficoltà del leader del Carroccio.
In questa situazione, Draghi da oggi apre un tour de force che dovrà portare all’approvazione della manovra. In mattinata è probabile che sia convocata la cabina di regia e a seguire il Cdm per dare via libera al Documento programmatico di bilancio, che Roma avrebbe dovuto inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre. Il Dpb è l’ossatura su cui costruire la manovra, che il Parlamento attende entro il 20, ma il termine non è perentorio. Secondo le (poche) notizie trapelate fino a questo momento, il valore della legge di bilancio dovrebbe essere intorno a 23-24 miliardi di euro. Draghi ha assicurato più volte che non ci saranno nuove tasse, anzi l’obiettivo è quello di procedere con una riduzione, per quanto possibile. Su questo il Pd considera una “priorità” il taglio del cuneo fiscale. Ma tutti i partiti hanno i loro “cavalli di battaglia”, che rendono non semplice la ricerca di un accordo.
Il M5s è pronto a difendere il reddito di cittadinanza dagli attacchi di Lega, Italia viva e Forza Italia, che nell’ultimo Cdm hanno provato a tagliare i fondi per il rifinanziamento. Draghi non vuole smantellare la misura, che però va rimodulata per ridurre il più possibile distorsioni e usi non legittimi e per ridisegnare tutta la parte delle politiche attive del lavoro. Collegata a questo punto c’è anche la riforma degli ammortizzatori sociali cara al ministro del Lavoro Andrea Orlando, che chiede 8 miliardi mentre il Mef sarebbe pronto a metterne sul piatto la metà. Infine c’è lo scoglio delle pensioni.
Con Quota 100 che arriva a scadenza, la Lega è pronta a combattere per arrivare a una soluzione che sia meno impattante possibile per chi aspira a lasciare il lavoro. La proposta “Quota 41” non è ritenuta percorribile perché troppo costosa e i tecnici sono al lavoro per cercare una soluzione. Il confronto parte oggi, ma per il via libera alla legge di bilancio ci sarà probabilmente da attendere, tenendo conto delle difficoltà del percorso e anche del fatto che Draghi sarà domani, mercoledì al Senato e alla Camera per l’informativa in vista del Consiglio europeo a cui parteciperà giovedì e venerdì a Bruxelles.