La sfida di Draghi al G20, leadership europea e accordo con Cina e Russia

La sfida di Draghi al G20, leadership europea e accordo con Cina e Russia
Mario Draghi
30 ottobre 2021

Il G20 di Roma che si apre oggi è la grande scommessa internazionale di Mario Draghi, l’occasione per affermare la sua leadership europea dopo l’uscita di scena di Angela Merkel. Ma è una scommessa rischiosa, con una elevata possibilità di insuccesso. Gli sherpa italiani sono al lavoro sul documento finale, ma è lo stesso presidente del Consiglio in campo per vincere la partita. Draghi ha avuto i primi bilaterali, a partire da quello con il presidente americano Joe Biden e con il primo ministro indiano Modi. A Roma non saranno invece presenti il presidente cinese Xi Jinping né quello russo Vladimir Putin. Draghi li ha sentiti nelle scorse settimane, consapevole dell’importanza di Pechino e Mosca per la buona riuscita del vertice.

Alla fine il programma è stato modulato tenendo conto dei fusi orari, per permettere ai due leader (rappresentati in Italia dai rispettivi ministri degli Esteri) di intervenire. Le priorità e gli obiettivi posti dalla presidenza italiana sono ambiziosi: dall’impegno per limitare i cambiamenti climatici a una gestione multilaterale della lotta al Covid e alle future pandemie, dalla costruzione di un nuovo sviluppo sostenibile fino alla questione afghana. Proprio il clima e il coordinamento sanitario sembrano essere gli aspetti su cui sarà più difficile trovare una soluzione. Al gruppo dei 20 Grandi appartengono Paesi che hanno un differente livello di sviluppo e prospettive economiche diverse (la Cina, la Russia, ma anche l’India, per fare alcuni esempi) e senza di loro ogni accordo sarebbe sostanzialmente inutile. 

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“Senza il coinvolgimento delle maggiori economie mondiali – ha ricordato Draghi nei giorni scorsi parlando in Parlamento – non potremo rispettare gli accordi di Parigi e contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo. L’Unione europea è responsabile di appena l’8% delle emissioni globali. I Paesi del G20 nel loro complesso ne producono circa tre quarti del totale. La crisi climatica può essere gestita solo se tutti i principali attori globali decidono di agire in modo incisivo, coordinato e simultaneo”.

La trattativa (in salita) è dunque sulla calendarizzazione degli step necessari alla riduzione delle emissioni e l’obiettivo, secondo quanto si apprende, resta quello deciso a Parigi, ovvero contenere il riscaldamento entro 1,5 gradi celsius. Il “sogno” è di arrivare a una sorta di ‘pre-accordo’, da portare in dote alla Cop26 di Glasgow. Dal punto di vista sanitario, invece, la priorità è quella di dar vita a un sistema globale e multilaterale di risposta alle emergenze e alle pandemie. Per quanto riguarda il Covid, nella dichiarazione finale troverà posto un impegno forte ad aumentare la disponibilità dei vaccini, dopo l’assunzione di responsabilità di Stati, organizzazioni regionali e Big Pharma riguardo all’approvvigionamento di dosi ai Paesi meno sviluppati.

Gli impegni assunti al Global Health Summit che si è tenuto a maggio nella capitale italiana non sono stati rispettati e saranno ribaditi. Ma oltre alla necessità delle dosi, uno dei nodi da affrontare e superare sarà però quello della distribuzione e della logistica: servono strutture, personale, catene del freddo, che in alcuni Paesi sono molto carenti. Questa la partita di Draghi, che una prima sfida l’ha già vinta: riportare i leader a un Summit in presenza dopo due anni. E Roma (con lavoro alternato a eventi culturali, tra le Terme di Diocleziano e una passeggiata in centro) darà ampio spazio per tenere colloqui bilaterali. Se poi vincerà la sfida del successo del vertice si vedrà. E questo potrebbe avere anche un peso in vista della partita del Quirinale.

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