Le immagini sono forti: persone in fila, unite da un filo spinato che tengono in mano e con indosso pettorine che replicano le divise degli internati nei campi di sterminio nazisti. Solo che l’occasione non è la commemorazione della shoah, ma la protesta contro l’obbligo di green pass. E ce n’è abbastanza per fare infuriare tutti: dalle comunità ebraiche all’associazione partigiani passando per le forze politiche di mezzo arco istituzionale. Insorge l’Unione delle comunità ebraiche italiane per il filo spinato e i cartelli che paragonano la campagna vaccinale alla tragedia della Shoah. “Una vergogna intollerabile”, denuncia all’AGI Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei. E spiega: “Questa non è né potrà mai essere una protesta solo ebraica, perché in gioco ci sono valori che sono di tutti. La Memoria, fondamento di vita e civiltà. Auspichiamo una condanna unanime di fronte a fatti che non possono incontrare alcuna comprensione – prosegue – né essere falsamente equivocati come esercizio della libertà di espressione. Qui siamo in ben altro campo. Una vergogna intollerabile”.
“Paragonare una posizione ideologica relativa a un vaccino e ad un green pass alla pagina più tragica della nostra storia e a persone che sono state deportate, umiliate, torturate, annientate psicologicamente e assassinate + a dir poco vergognoso” ha detto il sindaco di Novara Alessandro Canelli ribadendo che “esprimere le proprie idee e il proprio pensiero è non solo giusto ma anche un diritto sancito dalla Costituzione. Quindi nulla da dire sulla possibilità di manifestare il dissenso al green pass, ma ci sono limiti che non dovrebbero essere mai superati e soprattutto non attraverso la violenza. Perché di questo si tratta, di violenza psicologica che va condannata con forza esattamente come la violenza fisica”. “Chi vuole manifestare deve prima di tutto manifestare rispetto per gli altri e per la nostra storia. Tra l’altro nella nostra città – ricorda il sindaco – il 90% delle persone ha deciso di aderire alla campagna vaccinale a tutela di sé stessi e degli altri. Alla manifestazione di sabato c’era una piccola parte di quel 10% mancante che non si è sottoposto al vaccino per svariati motivi. Stiamo parlando di numeri molto bassi, di poche persone che purtroppo, però, hanno portato nella nostra città una protesta inaccettabile per come è stata messa in scena”.
“I manifestanti – conclude il sindaco – non potevano scegliere modo peggiore per esprimere una posizione sulla quale si può o meno essere d’accordo, ma che non doveva diventare causa di vergogna e di polemica nella nostra comunità”. “Un misero numero di persone ha manifestato identificandosi con milioni di uomini, donne, bambine e bambini cui furono strappati la dignità e la vita nei campi di sterminio nazisti” si legge in una nota dell’Anpi di Novara in cui si aggiunge: “questi pochi ignoranti della storia, che si definiscono vittime di una dittatura, che indossano pettorine a righe, irrispettosi delle milioni di vittime che la barbarie nazifascista ha portato, senza la minima coscienza, senza il minimo senso della vergogna, sono gli stessi che altrove insultano la senatrice Segre, testimone di quelle terribili violenze che ha subito e vissuto davvero, dimostrando nelle stesso tempo spregio della verità e vicinanza a quelle forze fasciste e naziste che costruirono quell’orribile sterminio”. Per l’Anpi “equiparare la necessità di vaccinarsi, che è al momento il primo e unico strumento per salvare vite dall’epidemia da Covid19 allo sterminio nazista rappresenta bene la distorsione mentale di queste persone, che non fanno che alimentare la quota di fake news già troppo presente sui social media, nonché favorire proprio quelle forze che vogliono riportare indietro le lancette della storia”.
Anpi Novara “condanna fermamente simili provocazioni e invasioni di campo sulla verità storica e sulle responsabilità fascista e nazista di barbarie cui impediremo sempre di ritornare e stigmatizza chi finge di ricercare la propria libertà nella egostica logica di ‘faccio di limitare quello che voglio’ così da limitare quella degli altri”. “Ho l’impressione che l’utilizzo dei simboli della Shoah da parte dei No Green Pass sia diventato lo strumento per ottenere una visibilità che altrimenti non avrebbero. Giusto denunciarne la gravità, ma dovremmo interrogarci sull’opportunità di non cadere nella loro provocazione” ha twittato, Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma. In testa al corteo c’era una dipendente dell’ospedale di Novara che ora vuole correre ai ripari, denunciano “un grave danno d’immagine”. “Valuteremo nei prossimi giorni se e quali provvedimenti adottare” ha detto il direttore generale dell’AOU di Novara, Gianfranco Zulian.
“Pur rispettando il diritto di chiunque di manifestare – afferma Zulian – non possiamo non rilevare i contenuti vergognosi e indegni di una società civile quale la nostra. Paragonare le norme sul “green pass” ai campi di sterminio è un abominio che dimostra anche l’assoluta mancanza di conoscenza di quel terribile periodo storico”. “Il comportamento della nostra dipendente – conclude Zulian – tra l’altro è stato stigmatizzato anche dal suo sindacato di riferimento”. In effetti il sindacato Fsi-Usae ha sospeso Giusy Pace, la promotrice del corteo. Il segretario generale, Adamo Bonazzi ha preso le distanze da “comportamenti che non possono essere in alcun modo giustificati indipendentemente dalle ragioni che vi stanno alla base”. Anche l’Ordine provinciale dei medici chirurghi e odontoiatri di Novara interviene dopo la manifestazione. “Vorrei cogliere l’occasione per riaffermare che il green pass è un provvedimento di buon senso e che ha permesso che si possano svolgere le più svariate attività economiche” afferma il presidente dell’Ordine, il Federico D’Andrea “Lungi da essere una misura liberticida, è una norma che va a tutela di tutti i cittadini”. (Agi)