Boom di pornografia online e ‘fluidita’ sessuale’ aumentata nei maschi di cinque volte. Sono alcuni dei dati su disagio giovanile e lockdown che saranno presentati a Padova dalla Fondazione Foresta nell’ambito del progetto DigitPro. Lo studio si basa su duemila studenti veneti tra i 18 e i 21 anni intervistati prima e dopo la pandemia. I cambiamenti tra pre e post lockdown sono enormi. Dal punto di vista dell’orientamento sessuale, dopo il lockdown “non si dichiarano completamente eterosessuali” il 15% dei maschi (prima erano il 10%) e il 29% delle donne (erano il 15%). Cresce soprattutto chi si dichiara “fluido”: tra i ragazzi ora uno ogni dieci (erano il 2%), tra le donne il 22% (contro il precedente 10%).
Orientamenti che forse sono collegabili ai cambi di atteggiamento e della propria routine quotidiana. Tre anni fa, il 22,3% degli intervistati passava più di tre ore al giorno online; oggi sono la maggioranza, ossia il 55%. Boom di uso dei siti pornografici: una donna su dieci li usava tre anni fa, ora una su quattro. Tra i maschi, si sale dal 23% al 45%. Aumenta quindi anche l’autoerotismo: la frequenza quotidiana è passata dal 24% al 40% per i maschi e dal 3% al 10% per le femmine. Esplode anche l’utilizzo delle app per incontri: le donne passano dal 5% al 10% e gli uomini dal 15% al 35%.
I maschi sono il nuovo sesso debole
La pandemia e il conseguente isolamento sociale hanno sicuramente avuto le loro conseguenze sulla popolazione giovanile e, spiega la ricerca, i maschi sono diventati il sesso debole. Uno su quattro ha dichiarato di soffrire di solitudine, mentre nel 2018-2019 era solo uno su otto. Una su sei le ragazze che dichiarano di soffrire di solitudine, mentre tre anni fa era una su otto. La solitudine è pericolosa da tanti punti di vista: il 27% dei maschi e il 41% delle ragazze si dichiara vittima di atti di bullismo o cyberbullismo. E le conseguenze complessive sono preoccupanti, il senso complessivo di insoddisfazione aumenta. Tra le donne dall’8 all’11%, tra i ragazzi dal 10,5 al 28,5%. Dobbiamo dunque lavorare per invertire queste tendenze”.
“Non possiamo far finta che non sia successo nulla nei nostri ragazzi dopo tanto tempo chiusi in casa, legati ad internet, bloccati nelle comunicazioni, qualcosa è scattato, ma un qualcosa che molte volte non dipende dai loro comportamenti ma da quelli indotti da ciò che vedevano – afferma il professor Carlo Foresta, fondatore della Fondazione Foresta onlus – Questi numeri, queste informazioni vanno comunicate ai giovani, perché loro non hanno un’idea di insieme ma solo delle proprie esperienze.
Oltre ai numeri però bisogna fornire un’interpretazione per aiutarli a non considerare il singolo caso come una ‘diversita”, una ‘patologia’, è necessario analizzare assieme le motivazioni che li hanno portati ad avere questo tipo di comportamento, e lavorare per creare un argine forte che li induca a discutere, a verificare gli elementi che hanno prodotto questa criticita’ e a trovare soluzioni insieme. Bisogna capire perché si è svegliato proprio ora questo modo di intendere la vita, perché attraverso la chiarezza possono nascere buoni propositi generali e quindi degli aiuti sostanziali”. (Agi)