Commissione Ue lancia la “Porta sul mondo” per contrastare la “Via della Seta”

Commissione Ue lancia la “Porta sul mondo” per contrastare la “Via della Seta”
Ursula von der Leyen
1 dicembre 2021

La Commissione europea ha lanciato oggi ufficialmente la sua nuova strategia “Global Gateway” per promuovere gli investimenti europei nelle infrastrutture di interconnessione nei settori dei trasporti, del digitale e dell’energia, e anche per il rafforzamento dei sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo, con l’esplicito intento di contrastare l’iniziativa della nuova “Via della Seta” cinese (“Belt and Road initiative”). Obiettivo dichiarato della Commissione è quello di competere con Pechino a livello geopolitico, ma con offerte molto più interessanti a beneficio dei paesi interessati, che tengano conto delle loro esigenze, con la partecipazione attiva del settore privato, basate sul rispetto dei “valori” europei, e con priorità analoghe a quelle seguite a livello interno nell’Ue, a cominciare dagli obiettivi del Green Deal e della transizione digitale. La Global Gateway (che si potrebbe tradurre come “porta sul mondo”) è “sinonimo di connessioni sostenibili e affidabili che funzionano per le persone e per il Pianeta, per affrontare le sfide globali più urgenti, dal cambiamento climatico alla protezione dell’ambiente, dal miglioramento della sicurezza sanitaria al rafforzamento della competitività e delle catene di approvvigionamento globali”, spiega in una nota la Commissione, che mira a mobilitare per l’iniziativa fino a 300 miliardi di euro in investimenti tra il 2021 e il 2027.

“Il Covid-19 ha dimostrato quanto sia interconnesso il mondo in cui viviamo; come parte della ripresa globale, vogliamo ridisegnare il modo in cui colleghiamo il mondo”, ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Durante una conferenza stampa, questo pomeriggio a Bruxelles, von der Leyen ha spiegato che la Global Gateway costituisce “un nuovo approccio strategico agli investimenti”, che è “il piano, la roadmap dell’Ue per finanziare lo sviluppo di infrastrutture in tutto il mondo”. “Il modello europeo – ha sottolineato – consiste nell’investire in infrastrutture sia ‘hard’ che ‘soft’, nel digitale, e nei settori del clima e dell’energia, dei trasporti, della salute, dei sistemi educativi e della ricerca, e questo in un ambiente favorevole che garantisca condizioni di parità (‘level playing field’, ndr). Sosterremo investimenti intelligenti in infrastrutture di qualità, nel rispetto dei più elevati standard sociali e ambientali, in linea con i valori democratici dell’Ue e le norme e gli standard internazionali”.

“Vogliamo adottare un approccio diverso. Vogliamo dimostrare – ha affermato la presidente della Commissione – che un approccio democratico e guidato dai valori può rispondere alle sfide più urgenti. Vogliamo dimostrare che possiamo, da un lato, soddisfare le esigenze locali, ma dall’altro anche affrontare le sfide globali che abbiamo, anche a vantaggio dell’Unione europea. Perché la Global Gateway riguarda anche i nostri interessi strategici in tutto il mondo”. “Pensiamo ad esempio – ha indicato von der Leyen – all’investimento nell’idrogeno pulito. Ci sono paesi partner che hanno un’abbondanza di energia rinnovabile, eolico o solare, per produrre idrogeno, e questo interessa interessa sia loro che noi. Oppure pensiamo ai cavi sottomarini che collegano due continenti”. La presidente della Commissione ha rivendicato in modo netto il carattere alternativo della “Global Gateway” europea rispetto alla “Belt and Road” cinese. A una giornalista che chiedeva se l’Ue potrà contrastare con un’offerta migliore l’iniziativa di Pechino, ha risposto: “Sì, certamente siamo in grado di farlo”.

Molti paesi, ha ricordato, “hanno già fatto l’esperienza degli investimenti cinesi, e ora hanno bisogno di offerte diverse e migliori. Noi siamo presenti già da tempo” in questi paesi, che “hanno anche fatto con noi la loro esperienza: sanno che siamo trasparenti, sanno che i nostri investimenti sono accompagnati da una buona governance, sanno che non avranno come lascito un indebitamento insostenibile. Sanno che noi facciamo i progetti in modo inclusivo con i paesi interessati, li coinvolgiamo nei progetti in modo che le comunità locali traggano beneficio dal valore aggiunto degli investimenti nelle infrastrutture. E in più, noi portiamo con noi il settore privato, che non esiste in termini analoghi in Cina. Noi – ha rilevato von der Leyen – forniamo una vera alternativa”. “Ciò che facciamo – ha spiegato ancora la presidente della Commissione – è investire massicciamente nelle nostre priorità. Abbiamo un approccio strategico molto chiaro che si può comparare con quanto abbiamo fatto al nostro interno”.

Nell’Ue “abbiamo fissato le nostre priorità sul Green Deal e sulla digitalizzazione, abbiamo reso molto chiari gli standard, ma poi abbiamo accompagnato tutto questo con ‘Next Generation EU’, questo massiccio programma di investimenti. E ora abbiamo un piano di investimenti per il resto del mondo basato sugli stessi principi. I paesi definiranno ciò che è importante per loro in termini di progetti, ma dovranno rispettare le nostre priorità che sono le infrastrutture intelligenti per il clima e una digitalizzazione a misura d’uomo (‘human-centric’, ndr)”. Inoltre, il coinvolgimento del settore privato nell’iniziativa europea fornirà “vantaggi reciproci”, ha aggiunto von der Leyen. Il settore privato, “agendo sotto l’ombrello Ue, porta credibilità e affidabilità nei progetti. Per le imprese private c’è una riduzione del rischio per i loro investimenti nei progetti, ciò che per loro ha un importante valore aggiunto”. Le società europee che già operano sul terreno, ha continuato la presidente della Commissione “potranno contribuire con un approccio completamente diverso ai progetti locali, e avranno la possibilità di partecipare nei ‘business advisory group’. Il settore privato europeo sarà sistematicamente presente e potrà farsi ascoltare e far valere la propria esperienza nel processo decisionale, quando si parlerà di investimenti strategici e si disegnerà la ‘roadmap’ e si definiranno i progetti in cui vogliamo investire”.

Anche in termini quantitativi, la comparazione fra il peso geopolitico della Cina e quello dell’Ue non è affatto sfavorevole agli europei. La commissaria Ue responsabile per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, presente alla conferenza stampa, ha ricordato che nel periodo 2013-2018 l’Unione europea e i suoi Stati membri, nell’insieme, sono stati i maggiori fornitori mondiali di aiuti e cooperazione ai paesi in via di sviluppo, e che nello stesso periodo “la nostra assistenza allo sviluppo è stata molto vicina al valore riportato dei progetti dell’iniziativa ‘Belt and Road’ finanziati dalla Cina”. Ma, ha sottolineato Urpilainen, c’è “una grossa differenza nelle modalità di finanziamento: la nostra assistenza è fatta di sovvenzioni (‘grants’, ndr), mentre i cinesi danno prestiti”. Von der Leyen, infine, ha rilevato che l’Ue “non è sola” in questa iniziativa geopolitica, perché i suoi partner “like-minded”, Usa e Regno Unito, “hanno progetti simili”. “Gli americani chiamano la loro iniziativa ‘Build Back Better World’, e ci stiamo allineando anche con l’iniziativa ‘Clean Green’ dei nostri amici inglesi. Per noi è importante assicurarci che ci sia un modo diverso per realizzare queste infrastrutture a livello globale; e dimostrare che possono farlo sul terreno la democrazia e gli investimenti basati sui valori”, ha concluso la presidente della Commissione.

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