Il calcolo relativo alle sovvenzioni che l’Italia avrà dall’Ue a titolo del piano di Recovery “Next Generation Eu” dovrà essere rivisto entro il 30 giugno 2022, per tenere conto dell’andamento reale dell’economia, e una crescita del Pil superiore a quanto era stato previsto quando fu varato il piano comporterebbe una riduzione dei fondi. La questione, che non è una novità perché era previsto dal regolamento del Rrf (il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza), è stata spiegata a Bruxelles, durante il briefing quotidiano della Commissione per la stampa, dalla portavoce all’Economia Veerle Nuyts, dopo che il portavoce capo, Eric Mamer, ha osservato: “E’ una buona notizia che l’economia di un paese vada bene: non va dimenticato che lo scopo di tutta la nostra politica è che l’economia si riprenda”.
Quando sarà conosciuta l’allocazione finale massima delle sovvenzioni? “Il Regolamento – ha riposto Nuyts – prevede che la dotazione finale massima attuale per le sovvenzioni sia indicativa, dato che il 30% è suscettibile di essere modificato, in conformità alle decisioni prese dal Consiglio nel luglio 2020 e all’articolo 11 paragrafo 2 del Regolamento. In effetti lo strumento (il fondo Rrf, ndr) è stato adottato in un momento in cui l’incertezza economica era molto elevata, e dunque si è deciso di prendere la decisione sull’allocazione massima finale più a lungo termine. Ciò vuol dire concretamente che l’allocazione dei trasferimenti sarà ricalcolata al più tardi il 30 giugno 2022, al fine di determinare il contributo finanziario massimo definitivo per ogni Stato membro”.
“Il nuovo calcolo – ha spiegato la portavoce – sostituirà i dati previsionali della Commissione dell’autunno 2020 con i risultati reali della variazione del Pil nel 2020 e anche la variazione aggregata del Pil reale per il periodo 2020-2021″. Che cosa può fare uno Stato membro, quando l’ammontare finale è più basso di quello iniziale? “Ci sono – ha risposto Nuyts – diverse opzioni: c’è la possibilità di presentare un piano rivisto, che preveda il trasferimento di fondi a partire da altre risorse Ue, come i fondi di coesione, come prevede l’articolo 7 del regolamento. Una seconda possibilità è rimediare utilizzando dei fondi nazionali. Una terza possibilità è quella di sottomettere un piano rivisto, che includa una richiesta di prestiti, cosa che può essere fatta entro il 31 agosto 2023. L’ammontare massimo dei prestiti che si possono chiedere è il 6,8% del reddito nazionale lordo dello Stato membro”. E se questa soglia è già stata raggiunta? In questo caso “non si possono più sottoporre altre domande per avere più prestiti”, ha concluso la portavoce.