Se da un lato, il governo Draghi parla di “aprire il Paese”, da un altro lato, per esempio quello degli albergatori, a due anni dall’inizio della pandemia, a sentir loro, sembra non essere cambiato nulla: continuano a denunciare il solito caos normativo, che tra l’altro, penalizza la categoria, e a parlare di ristori come “briciole”. Un guazzabuglio di norme anti Covid-19, a volte, cambiate nel giro di due giorni. Stessa musica suona con gli ultimi decreti. C’è la norma, per esempio, che obbliga il Green pass rafforzato ai clienti che devono alloggiare nelle strutture ricettive ma non a quelli che scelgono una locazione turistica, un affitto di camere o altro per le vacanze. Oppure la norma varata un paio di giorni fa, secondo cui, un turista straniero può entrare in Italia con il Green pass (quello rafforzato esiste solo nel nostro Paese) ma per andare in un albergo deve fare il tampone. “Immaginate un turista che arriva in Italia per vacanza e che prima di andare in albergo dovrà fare un tampone?”, ci dice Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ricordandoci che “tra l’altro, in Europa, la durata del Green pass è di nove mesi mentre in Italia, sei”.
Presidente anche gli ultimi decreti ritenete poco chiari e poco efficaci?
“Mi sono fatto preparare dai miei collaboratori uno specchietto delle regole anti Covid-19 per gli albergatori, perché noi questo facciamo di mestiere, e mi è stato riferito che hanno impiegato un giorno per realizzarlo data la farraginosità e la poca chiarezza normativa. Se siamo prima noi stessi a non capire nulla, come possiamo spiegarlo ad un turista straniero? Questa è l’ennesima cartina tornasole della burocrazia e delle norme italiane”. Quindi? “Urgono regole che ci mettono ad armi pari almeno con i nostri competitors, Francia, Spagna e Grecia. Se entro con il Green pass in Francia, posso andare liberamente in albergo; se vado in Spagna, entro nel Paese con il Green pass e ho libero accesso in albergo, così anche in Gran Bretagna. Poi non ci lamentiamo se la gente se ne va in Spagna a fare vacanze!. D’altronde, se un turista europeo può entrare in Italia con il Green pass da sette mesi e per andare in albergo prima deve fare il tampone, lei capisce… Va in Spagna dove non deve fare nulla. Poi c’è un’altra assurdità che oltre al danno c’è anche la beffa”.
Ovvero?
“L’assurdità sta nel fatto che un turista europeo arrivando in Italia, sempre con il Green pass, può invece andare senza tampone in una struttura ricettiva locando per alcuni giorni una stanza o quant’altro per trascorrere le sue vacanze. Un controsenso. Comunque, ora è importante guardare in prospettiva, tanto gennaio è perso, febbraio è perso, quindi dobbiamo pensare dalla Pasqua in poi. Però per Pasqua si prenota settimane prima, non un paio di giorni prima. E allora servono subito regole chiare, semplici e quanto meno uguali se non migliori dei nostri competitors. Ricordiamo che l’Europa ha costretto l’Italia ad una validità del Green pass a nove mesi per il turista straniero, prima era di 6 mesi”.
Molti albergatori sostengono che i ristori relativi al 2021 sono serviti a malapena per pagare le bollette, le risulta?
“Nemmeno quelle. Le faccio un esempio. Lo scorso 16 dicembre gli alberghi hanno pagato la rata piena dell’Imu sugli Immobili strumentali, una tassa statale, da non confonderla con quella comunale, quindi, soldi che sono entrati nelle casse dello Stato. In pratica, lo Stato ti ha dato i soldi con la mano destra e se li è ripresi con la sinistra. Un gioco delle tre carte. In molti casi, gli stessi ristori non sono stati sufficienti a pagare questa imposta. Se lo Stato realmente voleva aiutare gli albergatori, o rinviava il pagamento della tassa o quanto meno la rateizzava. E dire che ci avevano dato ragione, ma nella legge di Bilancio hanno cassato l’emendamento che chiedeva proprio la riduzione o quanto meno la rateizzazione dell’imposta. Non hanno fatto nulla”.
Siamo alla vigilia della stagione estiva, come se ne esce?
“Il governo deve prendere in mano la palla. Non possiamo lasciare la palla solo al ministro della Salute che, per carità, fa solo il suo lavoro. Per un paese che deve guardare avanti, anche i ministri economici devono far capire al collega della Salute che non si può governare soltanto agendo sulla sanità in maniera talebana. In sostanza, bisogna trovare un giusto punto di equilibrio. Bene la salute che viene innanzitutto ma a un Paese serve anche l’economia. Quindi, ribadisco, bisogna uniformare la normativa con i Paesi competitor e bisogna intervenire sui costi fissi, che per un albergo sono l’Imu. Nelle città a gennaio gli alberghi sono rimasti vuoti. Lo stesso si prevede a febbraio e marzo. Qualche cifra: 450 strutture di Roma su 1200 sono chiuse. E non è solo una questione della Capitale. A Firenze, il 30-35 per cento degli alberghi sono chiusi e via dicendo. In un momento di crisi come questa il governo non può dare venti mila euro a pioggia come ristori”.