“Viaggiare, insieme a leggere e ascoltare, è sempre la via più utile e più breve per arrivare a se stessi”. Così scrive il romanziere olandese Jan Brokken all’inizio di “Anime baltiche”, un’opera sospesa tra i generi letterari che prova a raccontare quelle piccole nazioni – Estonia, Lettonia e Lituania – attraverso i suoi abitanti, famosi o anonimi che siano. “La cosa più importante – ci ha detto Brokken in un caldo francese – nella storia tragica dei Paesi baltici, con i loro quattrocento anni di occupazione, sono i legami familiari. Quando i giovani non avevano più nulla, avevano però ancora le loro famiglie, e avevano la loro lingua. Ho pensato di raccontare la Storia di questo mondo attraverso le vicende di queste famiglie, a volte famosissime, a volte del tutto sconosciute”. E così nelle pagine del libro, arricchite da molte fotografie (che ricordano il dialogo tra testo e immagini caro a un altro grande scrittore come W.G. Sebald), scorrono le vicende della filosofa Hannah Arendt, del romanziere Romain Gary o del grande pittore Mark Rothko, nato Rothkowitz, sul confine tra Lettonia e Lituania.