La spending review di Renzi: 11 mila società partecipate, ma solo il 69% sono produttive

La spending review di Renzi: 11 mila società partecipate, ma solo il 69% sono produttive
26 dicembre 2014

di Paolo Bramante

Da anni ormai si parla di tagliare gli sprechi e il governo Renzi non è stato da meno nel riempirsi la bocca di parole come “spending review”, che tra l’altro in inglese ha un significato un po’ diverso da quello che intendono i nostri politici. Infatti mentre il significato originario è quello di migliorare l’efficienza della spesa pubblica, in Italia è stato inteso come tagliare tutto il possibile, così al massimo si spende meno, ma sicuro i servizi non migliorano. Il problema è che questi tagli sono sempre annunciati in maniera molto roboante, ma alla fine arriviamo alla classica montagna che partorisce il topolino. Carlo Cottarelli (foto), l’ultimo commissario alla revisione della spesa pubblica, ha rilasciato diverse interviste in cui ha dichiarato dove bisognava tagliare, ma il suo lavoro si è interrotto quando il governo Renzi gli ha dato un altro incarico.

Cottarelli si è lamentato di non aver avuto la collaborazione che si aspettava e il benservito avuto dal governo fa capire che il suo lavoro non è stato particolarmente gradito. Nelle sue interviste si parlava apertamente del problema delle partecipate, affermando la necessità di chiudere un buon numero di società per risparmiare miliardi di euro. Con l’addio di Cottarelli non si è più parlato delle partecipate, ma l’ISTAT ha appena pubblicato un rapporto in cui ne conta ben 11.024, con un personale impiegato pari a 977.792 persone. Il 25,6% di queste società è partecipato al 100% da enti pubblici, il 29,1% ha una partecipazione pubblica che va dal 50% al 99,9% e il 27,1% ha una partecipazione inferiore al 20%.

Leggi anche:
Ultimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di pace

Il dato interessante è che di queste oltre 11 mila società, in cui vanno a finire i soldi dei cittadini, solo 7.685 sono attive, mentre abbiamo 1.454 società inattive, che quindi non hanno svolto alcuna attività produttiva, le restanti società sono ancora oggetto di analisi. Delle società attive ben 1.896 risultano con “zero addetti”, com’è possibile che una società che svolge attività produttiva non abbia alcun addetto? Per queste società forse sarebbe necessario un approfondimento da parte degli enti pubblici che le finanziano. L’area geografica con più imprese partecipate è il Nord – Ovest, ne contiamo 1.490, ma l’area con più addetti è il Centro, ben 150.701 addetti impiegati in queste società, pari al 34,2% del totale.

A livello regionale il maggior numero di partecipate lo troviamo in Lombardia, in cui vi sono il 16,6% delle società finanziate da soggetti pubblici, ma il maggior numero di addetti in queste società sono nel Lazio, dove trovano lavoro il 20,8% di tutti gli addetti. Le società partecipate da enti pubblici dovrebbero avere una finalità pubblica, quindi offrire servizi ai cittadini, il problema è che spesso vengono usate per “sistemare politici o amici”, dare uno stipendio sicuro e magari senza neanche lavorare. In questi anni esempi di malaffare ce ne sono stati parecchi, ma sarebbe ingeneroso generalizzare, quello che bisognerebbe fare è ridurre drasticamente le partecipazioni pubbliche e impostare dei veri controlli affinché queste società non siano solo dei “poltronifici per politici trombati o amici bisognosi”. it.ibtimes.com

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi anche:
Ultimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di pace
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti