Il Consiglio di sicurezza russo condanna gli artisti “traditori”

Il Consiglio di sicurezza russo condanna gli artisti “traditori”
Vladimir Putin
5 maggio 2022

Gli uomini d’affari e gli uomini di spettacolo che hanno rinunciato a vivere in Russia, dissociandosi dalla guerra in Ucraina, per Mosca “sono traditori”. Lo ha affermato Nail Mukhitov, segretario aggiunto del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, in quella che compare come ultima parola sullo spinoso rapporto tra lo stato russo e le sue superstar. Molte di loro, dopo il 24 febbraio, avevano lasciato la Federazione alla volta di Israele. O di altre mete, tra le quali anche Unione Europea e l’Italia. “Hanno cancellato i loro meriti e successi, calpestato la loro reputazione. Allo stesso tempo, credono ipocritamente di aver commesso un atto eroico, confondendo l’eroismo con l’apostasia” dice Mukhitov utilizzando non a caso la parola che in età Bizantina era reato di alto tradimento contro l’Impero. “Il tradimento e l’apostasia. Povertà spirituale, debolezza di carattere e mancanza di volontà li hanno costretti a disertare dalla parte del nemico. Inoltre, non capiscono che non valgono nemmeno un capello dei ragazzi morti per difendere gli interessi nazionali della Russia” afferma Mukhitov, che è stato dal 2012 al luglio 2015 vicepresidente, capo del servizio di sicurezza di Rosneft.

Parole pesantissime. “Se un rapper russo emigrato in Grecia dichiara vilmente che “la nazione russa non ha pietà”, questo parla dell’inferiorità della sua educazione, di un’anima tarlata, del tradimento di se stesso, dei suoi genitori e del Paese”, ha detto Mukhitov in un’intervista alla rivista russa “Difesa nazionale”. E dice che deliberatamente non nomina queste persone, in modo che “vengano rapidamente dimenticati dalla società” russa. Dal presentatore Ivan Urgant (star televisiva, con doppio passaporto russo ed ebraico, discendente di una dinastia di attori e autore di Ciao 2020) al rapper Oxxxymiron (al secolo Miron Fyodorov), dal padre delle privatizzazioni russe Anatoly Chubais alla cantante più famosa di tutti i tempi in Russia Alla Pugacheva con il marito e giovane mattatore Maxim Galkin: è lunga la lista di coloro che hanno lasciato il Paese, per prendere le distanze dall’invasione dell’Ucraina. “Chimere sataniche: non sentite come l’aria si è purificata” aveva detto l’arciprete Andrei Tkachev, “la Pugacheva ha lasciato la Russia per sempre”. Ma lei da Israele gli aveva risposto: “Ti rallegri troppo presto Andrjusha, vacanze, ferie e cure non sono considerate immigrazione. Quando torno, facciamo i conti”.

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Anche in Italia è palpabile quanto l’attenzione di Mosca sulle sue star dello spettacolo è forte: prova ne sono le polemiche sorte intorno a Euro Christian Music Festival Torino. Per gli appassionati di sport indimenticabile è la star del tennis russo Andrey Rublev che dopo aver vinto la semifinale del 25 febbraio al Dubai Championship, ha scritto sul vetro della telecamera: “Niente guerra, per favore”. Un altro tennista Daniil Medvedev e la star del calcio della Dinamo Mosca Fyodor Smolov, hanno pubblicato messaggi sui social media di opposizione alla guerra. E poi c’è Boris Lvin, consigliere della Banca Mondiale, diventato il primo funzionario russo a dimettersi da una posizione di rilievo in un organismo internazionale per protesta, il 2 marzo. La posizione ufficiale russa sinora non aveva assunto un aspetto così severo, anche se il leader ceceno Ramzan Kadyrov aveva fatto dichiarazioni brucianti.

Il presidente russo Vladimir Putin aveva parlato di naturale e necessaria autopurificazione della società che non farà che rafforzare la Russia. Alle parole di Putin, aveva fatto eco il suo portavoce Dmitry Peskov, che però ad aprile in un’intervista al canale televisivo Belarus-1, aveva espresso la sua opinione sul comportamento di alcuni personaggi pubblici in relazione all’Ucraina, cercando di smorzare i toni di odio contro chi ha deciso di lasciare il Paese. “Abbiamo persone – ha dichiarato Peskov – che avevano paura. Quando tutto è iniziato, alcuni di loro se ne sono andati, hanno detto che stavano andando in vacanza, qualcun altro ha detto qualcosa. E tutti hanno agito in modo diverso, ma c’è chi si è spaventato e non ha capito. E non sono nemici dello stato”, aveva detto Peskov. Ma i toni diplomatici e concilianti non sono più nelle corde dell’intero establishment russo ormai, come dimostrato in varie dichiarazioni e se appunto la versione è quella espressa da Mukhitov sul tema artisti dissidenti. O da Peskov sul social russo VKontakte: “Un vero russo non si vergogna di essere russo e se si vergogna, allora non è russo e non è con noi”. askanews

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