C`era una volta una radio in Somalia che parlava in lingua italiana. E c`è ancora. Si tratta di un notiziario quotidiano di mezzora, trasmesso oggi giorno alle 14.30 sulle frequenze di Radio Mogadiscio, la radio pubblica somala. L`idea, frutto di un accordo stipulato in questi mesi tra l`ambasciata italiana e il governo somalo, ricalca un vecchio progetto radiofonico che riscosse un certo successo soprattutto negli anni `70, ai tempi del presidente Siad Barre, e che adesso prevede, tra l`altro, l`avvio di corsi di italiano all`Università nazionale somala e la messa in onda di programmi di natura culturale. Fino alla fine del secolo scorso in Somalia era anche attiva un`università sostenuta da Roma con lezioni in lingua italiana, ma con la guerra civile che imperversa da oltre trenta anni il legame tra le due culture si è andato progressivamente indebolendo, per tornare a rinforzarsi in questi ultimi anni, grazie al lavoro diplomatico tra i due Paesi.
Mentre le voci italiane di Radio Mogadiscio entrano nelle case dei somali, a Roma un`ingarbugliata vicenda sta mettendo a soqquadro le relazioni. Tutto inizia nella notte del 6 aprile scorso, quando Ahmed Adbirahman Sheikh Nur, designato come futuro ambasciatore somalo in Italia, fa irruzione nella sede diplomatica romana di via dei Gracchi e si barrica al suo interno, lasciando fuori il vecchio ambasciatore Mohamed Abdirahman Sheik Issa. Issa avrebbe dovuto cedere il testimone a Nur dopo il consueto passaggio di consegne, atto formale e necessario che non si è mai realizzato, liquidato con un rapido e silenzioso cambio di serratura. Intanto, novemila chilometri più a sud, in un clima turbolento la Somalia si prepara alle elezioni presidenziali, previste a fine maggio. Come riferisce il sito Garowe Online, il neoeletto presidente della Camera bassa della Somalia, Aden Mohamed Nur Madobe, ha incaricato i comandanti dell`esercito e i vertici della sicurezza di fare riferimento direttamente a lui fino allo svolgimento delle elezioni, e il presidente uscente Mohamed Abdullahi “Farmajo” ha prontamente risposto congelando tutte le nomine di governo e amministrative nella gestione delle istituzioni federali fino a dopo le elezioni. Ahmed Adbirahman Sheikh Nur, la persona che ora vive barricata nell`ambasciata a via dei Gracchi, è parente del presidente somalo attuale Formajo, che ha avuto probabilmente fretta di fare insediare qualcuno di più prossimo al suo governo.
“Quello che accade nel cuore di Roma è lo specchio di quello che sta succedendo a Mogadiscio” spiega al telefono della giornalista Marzia Coronati Antar Marincola, nato in Somalia e cittadino italiano dal 1991, nipote di Giorgio Marincola, il partigiano ucciso in Trentino nell`ultimo sanguinario attacco nazista in Italia del 1945, efferata strage di cui proprio in questi giorni, il 4 maggio, ricorre l`anniversario. “L`Italia ha sempre più mire in Somalia. L`ambasciata somala a Roma è importante perché stanno cambiando gli aspetti geopolitici, una cosa del genere non sarebbe mai successa a Washington o a Londra. In passato gli italiani hanno fatto molti investimenti in Somalia e ora, insieme alla Turchia e alla Cina, il bel paese vuole tornare a investire in quelle terre”. L`Italia, che intesse con la Somalia un legame a doppio nodo da secoli, torna ad essere un luogo importante, per intrecciare di nuovi i fili di quel discorso che si è interrotto in 32 anni di guerra civile. Ma che ne è attualmente dell`ambasciata a Roma? L`ambasciatore Mohamed Abdirahman Sheik Issa ha esposto querela al Commissariato e ha fatto comunicazione al prefetto di Roma, ma fino a che la situazione politica non cambia a Mogadiscio nessuno si espone e la Farnesina rimane in stand by, una situazione imbarazzante, perché l`ambasciata da giorni non funziona e non risponde al pubblico. Intanto Issa, il diplomatico esautorato, vive barricato nel domicilio diplomatico nel quartiere romano di Montesacro, in attesa di una protezione istituzionale. Ma a Mogadiscio, se accendete la radio alle 14.30, sentirete parlare in italiano.