L’Ucraina sarebbe disposta ad accettare un accordo di pace di compromesso con la Russia, se le forze di Mosca si ritirassero “sulle posizioni del 23 febbraio”, cioè il giorno prima dell’inizio dell’invasione. A dirlo è il presidente Volodymyr Zelensky, lasciando intendere che almeno per ora Kiev non pretenderebbe la restituzione della Crimea, annessa dai russi nel 2014. Pur non pronunciando mai la Crimea, appare chiaro come il riferimento al 23 febbraio fa intuire un’apertura da parte del governo di Kiev alla possibilità di un compromesso con Mosca sullo status della penisola annessa de facto alla federazione russa nel 2014. Nessun cenno invece sullo status delle Repubbliche del Donbass di Donetsk e Lugansk. In sostanza, non si tratterebbe dunque di una cessione, ma di un’apertura al dialogo senza recriminare la Crimea.
Il punto toccato da Zelensky ha a che fare con il discorso relativo alla composizione delle future mappe della regione. Kiev non ha mai riconosciuto, assieme a buona parte della comunità internazionale, il referendum con cui nel marzo 2014 la Crimea ha scelto la secessione dall’Ucraina e l’annessione poi alla Russia. Una posizione mai cambiata nel corso degli anni e ovviamente al centro degli attuali negoziati tra Mosca e Kiev. Il Cremlino, dal canto suo, ha sempre chiesto il definitivo riconoscimento del cambio di status della penisola affacciata tra il Mar d’Azov e il Mar Nero, lì dove vive una popolazione in maggioranza russofona e dove la Russia ha la più importante base navale per l’appunto del Mar Nero. A questa richiesta è stata aggiunta anche quella del riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk, nell’est dell’Ucraina. Ma dal Cremlino, finora non arriva nessun segnale di fumo.
“Sono stato eletto presidente dell’Ucraina, non di una mini-Ucraina – ha detto Zelensky -. Per molti la vittoria significa la sconfitta di Putin, e nella nostra società c’è una significativa proporzione di persone che la pensa così. A me non interessa come finiscono i leader, ma quello che a me importa è la vittoria dell’Ucraina, che per me significa non perdere undici milioni di persone, compresi i cinque milioni che hanno lasciato il Paese”. Insomma, il 72esimo giorno di guerra porta notizie che fanno intravedere qualche spiraglio su una trattativa di pace, ma anche annunci e indiscrezioni che la renderebbero molto complicata.
A partire dall’annuncio della Casa Bianca di un nuovo pacchetto di assistenza alla sicurezza dell’Ucraina che includerà artiglieria, munizioni, radar e altre apparecchiature. “Gli Stati Uniti stanno continuando il forte sostegno al coraggioso popolo ucraino mentre difendono il loro paese dall’aggressione in corso da parte della Russia – ha detto il presidente Usa Joe Biden -. Stiamo inviando le armi e l’equipaggiamento che il Congresso ha autorizzato direttamente in prima linea per la libertà”. L’ultimo pacchetto – riferisce la Cnn – ha un valore di 150 milioni di dollari, inclusi 25.000 colpi di artiglieria da 155 mm, radar di contro-artiglieria, apparecchiature di disturbo, equipaggiamento da campo e pezzi di ricambio, ha detto un funzionario della Casa Bianca.
Biden ha affermato che i finanziamenti esistenti per l’Ucraina sono “quasi esauriti” e ha esortato il Congresso degli Stati Uniti ad approvare il pacchetto di assistenza proposto da 33 miliardi di dollari per “rafforzare l’Ucraina sul campo di battaglia e al tavolo dei negoziati”. “Perche’ l’Ucraina abbia successo in questa fase della guerra i suoi partner internazionali, inclusi gli Usa, devono continuare a mostrare unità e decisione per mantenere il flusso di armi e munizioni a Kiev, senza interruzioni”, ha detto Biden. Intanto, in vista del 9 maggio, la Giornata della Vittoria per Mosca con la tradizionale parata in memoria della vittoria sull’esercito nazista, è stato predisposto il coprifuoco rafforzato nell’area di Odessa. Il coprifuoco partirà dalle 22 dell’8 maggio fino alle 17 del 10 maggio. Una misura, secondo quanto riporta la stampa ucraina, adottata per l’alto rischio di bombardamenti da parte della Russia tra l’8 e il 9 maggio.