Dopo Cambiamo e Coraggio Italia è “Italia al Centro” la nuova creatura politica centrista in salsa draghiana creata dal presidente della Liguria Giovanni Toti con Gaetano Quagliariello nel ruolo di coordinatore che domani prende corpo con una convention aperta a tutti i moderati. Appuntamento alle 10 all’Antonianium di Roma, con le conclusioni di Toti in programma intorno alle 13. “Riportare alla cultura del governo della Democrazia Cristiana, che sapeva prendere le sue decisioni, le portava avanti anche in periodi difficili e valutava il successo sulla durata del tempo di un progetto politico e non il successo delle prossime rielezioni, può servire. C’è categoria di elettori che cerca qualcosa di nuovo della vecchia geometria della Prima Repubblica. Si fa fatica a immaginare dove andranno i voti. I sondaggi dicono delle cose, poi alle urne ne succedono sempre altre. Poi che Toti possa prenderli è un altro film, ma la base elettorale c’è”, presenta Toti gli obbiettivi della nuova creatura intervistato sulla Stampa.
In attesa di trovare i compagni di viaggio elettorale Toti indica nell’agenda Draghi il collettore del nuovo centro. Il partito di Draghi senza Draghi? O c’è margine per un Draghi bis? “Draghi – sottolinea- lo tirano tutti per la giacchetta, ma non so cosa voglia fare. E stato il curatore giudiziario di questo governo, che è riuscito ad arrivare alla fine. Se fa il presidente del Consiglio sono felice, adesso è un tecnico prestato alla politica che ha ridato dignità e regole al Paese agli occhi dell’estero: se riusciamo a tenere questo paradigma, Draghi il suo l’ha dato”. Ma in ogni caso “prenderei il pezzo migliore dell’agenda Draghi: la cultura che ha portato al governo, lasciando cose come quelle successe gli scorsi giorni fuori dalla porta”. Quanto ai possibili partner, Toti li passa in rassegna che siano oggi nel campo di centrosinistra o di centrodestra. “Bravi sindaci come Sala – dice – devono essere interlocutori per ricostruire. Serve una battaglia di ministri che funziona”.
Mentre da Calenda “sento cose condivisibili, ma spesso dice che vuole stare da solo…”. E Matteo Renzi” tende a essere ondivago ” anche se “Italia Viva ha tenuto posizioni coerenti in Parlamento”. E Di Maio? “Ci siamo sentiti – fa sapere – diverse volte. Apprezzo il fatto che un leader politico che viene da un Movimento rivoluzionario una volta entrato nel governo si renda conto che debba sporcarsi le mani con la mediazione, l’arte del raggiungibile. È un ministro presente che ha dimostrato capacità di adattamento. Ci incontreremo e ne parleremo. In passato ha detto cose inimmaginabili, come l’abolizione della povertà. Quando era leader il Movimento ha fatto danni, dal termovalizzatore a Roma alla battaglia sul rigassificatore in Puglia. Parleremo: magari ora ci scopriamo gemelli e mi dirà che vuole abolire il reddito di cittadinanza”. Quanto alla sua casa madre di centrodestra, “all’interno del governo Draghi ci sono ottimi leghisti, come Giorgetti e Garavaglia. Molti anche dentro Forza Italia”. Brunetta, Carfagna e …? “Forse non tanti, ma ci sono”, risponde. Che in Forza Italia ha una sola certezza: “Berlusconi non finirà mai”. E a proposito di Silvio Berlusconi, in una video-dichiarazione, il presidente di Forza Italia afferma: “Ho letto che domani si riunisce a Roma un cantiere per costruire il centro, il centro politico del Paese. Ecco vorrei ricordare a questi signori e anche a tutti i cittadini che il centro siamo noi, il centro è Forza Italia che in Italia è un partito indispensabile perché costituisce la testimonianza e la continuazione della tradizione liberale, cristiana, garantista, europeista e dei principi e dei valori della società occidentale”.