La strategia green di Lamborghini per superare la crisi

La strategia green di Lamborghini per superare la crisi
9 luglio 2022

Uno dice Lamborghini e subito pensa alle supercar spigolose che hanno conquistato il mondo con le loro linee estreme. Questo è il prodotto. Ma dire Lamborghini vuol dire un vero e proprio quartiere fatto di 160mila metri quadri e di tanti building combinati tra loro: una grande fabbrica con 1.900 tecnici e operai, raddoppiati con il successo mondiale del primo Suv Urus. E allora questa Lamborghini, cioè la grande fabbrica, deve fare i conti con il carburante per farla funzionare. Se fino allo scorso anno la Casa del Toro staccava bollette di oltre 8 milioni di euro per il gas e per l energia elettrica, in pochi mesi adesso per produrre i suoi gioielli si trova a spendere 17 milioni di euro, con un rincaro del 103%. 

Ranieri Niccoli, Chief Manufacturing Officer Lamborghini: “Lamborghini già dal 2010 ha cominciato una politica di sostituzione passo dopo passo delle fonti energetiche da quelle tradizionali-fossili e quelle rinnovabili, partendo da un fotovoltaico fatto nel 2010 a impianti di trigenerazione, da un impianto di teleriscaldamento per cui riceviamo calore prodotto da una centrale esterna che sarebbe stato buttato, fino ad arrivare – quello che stiamo finendo di fare e completeremo a inizio 2023 – all’utilizzo al 100% al posto del normale gas normale del biogas. Sono operazioni che abbiamo iniziato tanti anni fa che sicuramente ci permettono di guardare con maggiore tranquillità a questo periodo abbastanza turbolento dal punto di vista di approvvigionamento di fonti fossili, ma soprattutto per cercare di impattare sempre meno dal punto di vista di processi industriali verso l’ambiente”.

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Siamo andati a Sant’Agata Bolognese e il primo impatto è stato quello con la Torre 1963, la palazzina degli uffici che ha ottenuto il record di punteggio nella certificazione Leed Platinum. Poco distante è stato realizzato l’Energy Hub che racchiude tutti gli impianti per l’alimentazione dei vari reparti. Nel nuovo stabilimento di verniciatura Urus il 95% dei colori utilizzati dai robot è a base acqua e grazie a un sistema di riciclo si riesce a recuperare fino al 15% del totale dell’acqua industriale consumata. Attenzione agli sprechi anche nel reparto Selleria del Toro, dove vengono recuperati gli scarti di pellame, trasformati poi in accessori da Cartiera, un piccolo laboratorio di moda etica che impiega persone in condizione di svantaggio.

Se si parla di rispetto ambientale non si può non citare il Parco Lamborghini, a poche centinaia di metri dalla fabbrica, dove sono state piantumate 10mila giovani querce e dove è stata avviata un’attività di biomonitoraggio con circa 600mila api in grado di rilevare pesticidi, diossine e altri inquinanti. Tra le scelte green della casa auto quella di far viaggiare le scocche dalla Germania solo su rotaia riducendo le emissioni dell’85%. Infine, a maggio 2021, è stato annunciato il programma “Direzione Cor Tauri”, il percorso che porterà Lamborghini sulla via della decarbonizzazione dei suoi modelli futuri. Ranieri Niccoli, Chief Manufacturing Officer Lamborghini: “Parliamo di una ibridizzazione della nostra gamma prodotto nei prossimi anni che permetterà una sostanziale riduzione della CO2 emessa. Per poi, nella seconda parte di questo decennio, verso il 2030, partire con i modelli elettrici. Quindi avere la giusta tecnologia nel momento giusto”.

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