Draghi tende una mano a Conte: convergenze con M5s, basta ultimatum

Draghi tende una mano a Conte: convergenze con M5s, basta ultimatum
Giuseppe Conte e Mario Draghi
12 luglio 2022

Un “patto sociale” con i sindacati, una mano tesa a Giuseppe Conte. Può essere una giornata chiave quella di oggi per il futuro del governo di Mario Draghi, che questa mattina ha visto i sindacati e nel pomeriggio ha convocato una conferenza stampa con l’evidente intenzione di mandare un messaggio al Movimento 5 stelle, che minaccia di non votare giovedì la fiducia al governo sul decreto aiuti. Il premier promette, entro luglio, un “provvedimento corposo” contro la crisi, che conterrà misure su alcuni “temi chiave: contratti collettivi e cuneo fiscale, cioè riduzione del carico fiscale per i lavoratori”. E anche sul salario minimo e la lotta al lavoro povero, garantisce, ci sarà un intervento del governo, che propone un “patto sociale” a sindacati e imprese per superare la crisi.

Un pacchetto di misure, è il messaggio ai pentastellati, che vede “molti punti di convergenza” con il documento in nove punti presentatogli da Conte la scorsa settimana. E se l’agenda del governo, come Draghi pensa, “coincide con l’agenda di Conte, sono contento e forse anche lui…”. Da parte sua, ribadisce, “non c’è un governo senza M5s” e “non c’è un governo Draghi altro che l’attuale”. Però occorre scegliere: se stare nel governo è “una sofferenza straordinaria, se si fa fatica, se non si ha soddisfazione, bisogna essere chiari”. Infatti, ammonisce il premier, “un governo con gli ultimatum non lavora, perde il suo senso di esistere”.

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Un riferimento non solo al M5s, ma anche “a chi a settembre promette sfracelli”, cioè alla Lega, che però Draghi evita di citare. La sostanza è che “se il governo riesce a lavorare continua, se non riesce a lavorare non continua”. Se poi, giovedì, da parte del M5s mancherà il voto sulla fiducia al governo sarà il presidente della Repubblica a decidere se rimandare Draghi alle Camere per verificare se esista ancora una maggioranza. Sullo sfondo c’è lo spettro del voto anticipato, anche a settembre, sulla cui opportunità però il premier non si sbilancia: “Non commento scenari ipotetici, anche perché essendo uno degli attori il mio non è un giudizio oggettivo e distaccato: sono parte di quel che succede”.

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