Dopo aver effettuato i diversi controlli sul carico risultato a norma, l’Agenzia delle accise, dogane e monopoli (Adm) ha dato il proprio via libera allo scarico della nave Rojen proveniente dall’Ucraina e che la notte scorsa ha attraccato nel porto di Ravenna. “A seguito di rigorosi controlli da parte dei reparti specializzati antifrode e chimici dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli è stato possibile far entrare nel Paese la prima nave carica di mais proveniente dall’Ucraina”. Lo ha dichiarato il direttore dell’Agenzia Marcello Minenna. L’Agenzia, prosegue, “conferma il suo ruolo strategico nella sicurezza del Paese, anche in campo alimentare, grazie al lavoro meticoloso e attento di un gruppo di donne e uomini altamente specializzato”. Le operazioni per svuotare i container con 15mila tonnellate di semi di mais sono iniziate questa mattina verso le 9 e non si concluderanno prima di oltre trenta ore, ovvero dovrebbero concludersi martedì 16 agosto.
Nella stessa giornata al porto di Ravenna è attesa un’altra nave dall’Ucraina – la Sacura, con 11mila tonnellate di semi di soia destinati all’alimentazione animale – mentre al porto pugliese di Monopoli dovrebbe approdare la Mv Mustafa Necati, con 6mila tonnellate di olio grezzo di semi di girasole. La nave cargo Rojen battente bandiera maltese e carica di 15mila tonnellate di semi di mais destinati ai mangimi per allevamenti, è partita da Chornomorsk, vicino a Odessa, il 5 agosto, nell’ambito degli accordi commerciali che riaprono le esportazioni dall’Ucraina. Il cargo è arrivato in rada a Ravenna nella mattinata di ieri ma l’ormeggio in banchina è avvenuto soltanto in tarda serata per via delle operazioni di un’altra nave che sono state rallentate dal maltempo. Ad accogliere l’imbarcazione in banchina, fra le autorità, l’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk e il comandante Francesco Cimmino, direttore marittimo dell’Emilia-Romagna, col personale della Guardia costiera che sta sovrintendendo alle operazioni.
Coldiretti: con scarico nave stop a speculazioni su cibo
“Lo sbarco in Italia della prima nave carica di mais proveniente dal Mar Nero è importante per fermare le speculazioni sui prezzi, dalle stalle alle tavole, in una situazione in cui l’Ucraina, con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili, è il secondo fornitore di mais dell’Italia – commenta la Coldiretti -. Paese che è costretto a importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l`alimentazione degli animali negli allevamenti”. Tra i prodotti che hanno subito maggiori incrementi di prezzo nel carrello della spesa ci sono proprio alimenti la cui disponibilità dipende direttamente o indirettamente dalle importazioni dall`estero ed in particolare dall’Ucraina. In cima alla classifica dei rincari con un +65,8% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c`è il burro in crescita del 32,3% che subisce gli effetti dell`esplosione del costo dei mangimi per gli allevamenti di cui il mais è tra i principali componenti ed al terzo la pasta (+26,3%) che risente dello stravolgimento del mercato mondiale dei cereali provocato dal conflitto tra Kiev e Mosca, proprio nel momento in cui nelle campagne italiane si registrano speculazioni sul prezzo del grano con forti e ingiustificati cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori, secondo l`analisi Coldiretti su dati Istat a luglio 2022.
Dopo quasi sei mesi di interruzione delle forniture da Kiev a causa della guerra, lo sbarco avviene peraltro in un momento particolarmente delicato per l`Italia in cui senza precipitazioni rischiano di dimezzare i raccolti nazionali di foraggio e mais destinati all`alimentazione degli animali a causa del caldo e della siccità che – sottolinea la Coldiretti – hanno colpito duramente la Pianura Padana dove si concentra 1/3 della produzione agricola nazionale e circa la metà degli allevamenti dai quali nascono formaggi e salumi di eccellenza Made in Italy. Una situazione che – continua la Coldiretti – insieme al blocco delle forniture dall`Ucraina ha determinato preoccupazioni per gli approvvigionamenti ma anche forti rincari con i costi di produzione delle stalle italiane che sono cresciuti secondo il Crea del 57%, anche per le speculazioni dei mangimi il cui prezzo è praticamente raddoppiato (+90%) mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali. L`Ucraina – precisa la Coldiretti – garantisce invece il 3% dell`import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l`analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021.