In vista delle elezioni politiche del 25 settembre il leader di Azione, Carlo Calenda, ha presentato il programma elettorale del Terzo Polo al Senato. L’agenda Draghi siamo noi (o forse: c’est moi): sembra essere questo il messaggio sul quale Calenda punta per lanciare la coalizione neocentrista che la sua Azione ha messo non senza qualche difficoltà insieme con Matteo Renzi e la sua Italia viva, con la partecipazione di quel pezzo del mondo berlusconiano che si era maggiormente legato a Mario Draghi e si è staccato da Forza Italia al momento della rottura nella maggioranza governativa.
Ovvero le ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. In una conferenza stampa al Senato – grande assente l’alleato Matteo Renzi leader di Italia Viva – Calenda copre con uno strato di miele le sue aspre polemiche passate con Renzi, assente “perché oggi non poteva”, precisa (in conferenza stampa parlano tre renziani di primo piano come Elena Bonetti, Luigi Marattin e Maria Elena Boschi), comunque “faremo insieme una grande iniziativa a Milano”. E aggiunge: “Ogni volta in cui ho litigato con Renzi non ho mai disconosciuto il fatto che è stato uno dei migliori presidenti del Consiglio che l’Italia abbia avuto”.
La preoccupazione dell’eurodeputato eletto a suo tempo nelle liste del Pd è innanzitutto quella di smontare la narrazione frontista/bipolare del Pd da una parte e del centrodestra a guida meloniana: “Non esiste – dice – voto utile perché sono in campo quattro coalizioni non due. La partita si gioca col proporzionale e nel proporzionale al Senato: a Roma partivamo dal 6 e abbiamo finito al 20 per cento”, ricorda confermando la sua intenzione di correre personalmente proprio nel collegio della capitale.
“Vorrei dire agli elettori del Pd, con cui ho tentato veramente di fare un’alleanza basata sull’agenda Draghi, che cinque minuti dopo le elezioni si rialleeranno con i 5 stelle, basta vedere le dichiarazioni di Orlando Boccia Emiliano e Bettini”. Non solo per Calenda non è un caso che il governo Draghi sia caduto per responsabilità “dei partiti più filo-putiniani”, ma il problema è che “l’agenda Draghi non esiste più” mentre l’obiettivo dell’aspirante “terzo polo” (quarto per ora stando ai sondaggi) è “andare avanti con l’agenda Draghi, andare avanti col metodo Draghi” e “infine avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio”.
Lo scenario di una possibile vittoria di Giorgia Meloni è cupo per l’Italia, sostiene l’ex ministro: “Io – avverte – non credo al rischio fascista, l’Italia è piuttosto un Paese anarchico. Ma mentre in Italia si parla tanto di fascismo, in altri Paesi se ne parla poco ma dirimente per relazioni. Se Meloni non avrà il coraggio di togliere la fiamma dal simbolo, dichiaratamente postfascista, il problema è che i leader degli altri Paesi europei non le stringeranno la mano. E noi siamo un Paese che a forza di fare cavolate è finito per essere fortemente dipendente dal sostegno europeo”.
Obiettivo di azione-Iv è “attuare il Pnrr e portare avanti le riforme avviate con il governo Draghi”. Obiettivo raggiungibile, sostiene Calenda, anzi da perseguire con forza: “O cerchiamo di ripartire da un governo Draghi con un polo liberale più forte, recuperando, com’è stato per la coalizione Ursula, un pezzo dalla coalizione di destra e il Partito democratico o questo Paese è andato. E questo è quello che succederà se non vincono, perché si odiano talmente a destra che credo che Salvini governerebbe con Rifondazione comunista piuttosto che stare con la Meloni”.