Mario Cuomo, l’italo-americano con origini di Salerno

Mario Cuomo, l’italo-americano con origini di Salerno
2 gennaio 2015

 

Un “gigante”. Un “campione di valori progressisti”. Un “modello per le generazioni future”. Un “oratore eccellente”. Così viene ricordato negli Stati Uniti Mario Cuomo, il primo governatore italo-americano dello Stato di New York deceduto ieri a 82 anni.

Le parole del sindaco di New Yok Bill de Blasio, quelle del presidente americano Barack Obama, del governatore del New Jersey Chris Christie e di Bill e Hillary Clinton hanno tutte un comune denominatore per l’uomo nato il 15 giugno del 1932 nel Queens, un distretto di New York City grande quanto Manhattan Bronx e Staten Island messi insieme ma allora particolarmente disconnesso dal resto della città.

“Nel Queens nessuno si sentiva provenire da New York City”, disse una volta Mario Cuomo spiegando che era Manhattan ad essere considerata la vera New York. Forse non a caso nessun sindaco della città che non dorme mai e solo due governatori, Mario appunto e il figlio Andrew, arrivano dal Queens. E forse non a caso lo stesso Mario Cuomo si definì “più vicino alle origini contadine dei simplici praticanti della domenica che alle tradizioni intellettuali degli scolari del Talmud e degli episcopaliani”.

Fu là – in un territorio dominato da gente irlandese, italiana, ebrea, greca e tedesca – che il padre Andrea e la madre Immaculata diedero alla luce colui che avrebbe poi guidato l’Empire State dal 1983 al 1994. I suoi genitori, senza un centesimo in tasca e incapaci di parlare inglese, erano arrivati da Salerno per insediarsi inizialmente a Jersey City, in New Jersey. Poi si trasferirono a South Jamaica, il quartiere del Queens dove i Cuomo aprirono un negozio di alimentari e dove nacquero Mario e gli altri tre membri della famiglia.

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Dopo avere perso un quarto mandato da governatore nel 1994, Cuomo si trasferì a Manhattan in un appartamento da sette stanze a Sutton Place South, depositando una caparra guadagnata facendo pubblicità per le patatite Doritos. Sbarcò poi in uno studio legale e iniziò, come disse lui stesso, “a rappresentare gente ricca cercando di renderla ancora più ricca”.

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