Dall’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha lanciato circa 4.000 missili sul territorio dell’Ucraina, riducendo le proprie scorte in taluni casi fin quasi all’esaurimento. Nella prima fase del conflitto, la Federazione russa ha utilizzato principalmente missili marittimi di tipo Kalibr e missili complessi Iskander, due dei suoi sistemi d’arma preferiti che adesso però, a quasi sette mesi dall’inizio dell’invasione, si sono ridotti ai minimi termini. Ad oggi, secondo alcune fonti di intelligence, Mosca avrebbe a disposizione al massimo il 45% dei suoi missili Kalibr e non più del 20% dei suoi missili balistici a corto raggio 9K720 Iskander-M. Più raro, in questi mesi, è stato il ricorso al missile Kh-101, mentre più volte è stato annunciato l’uso del suo ultimo sviluppo, il Kh-47 Dagger.
In totale, a inizio guerra, la Federazione Russa aveva quasi 7.000 missili a medio e corto raggio (fino a 5.500 km), e quasi la metà di questi erano appartenenti al gruppo X-22, X-55, “Point-U” a bassa precisione. Molti esperti concordano sul fatto che è molto difficile stabilire con esattezza il numero dei missili in dotazione alle forze armate di Vladimir Putin. Ma di certo, gli analisti militari occidentali ritengono che gli attacchi compiuti fino ad oggi hanno avuto un costo sbalorditivo per Mosca, hanno esaurito la fornitura di missili a lungo raggio e non sono riusciti a cambiare il corso di una guerra che starebbe andando nella direzione opposta prevista dalla leadership politico-militare della Federazione russa. Nella vasta campagna missilistica di lunedì scorso contro Kiev e le principali città dell’Ucraina, ad esempio, le forze armate russe hanno lanciato 83 missili da crociera, 43 dei quali sarebbero stati abbattuti, secondo la versione fornita dallo Stato Maggiore ucraino.
Si stima che ogni missile da crociera Kalibr costi più di 6,5 milioni di dollari, il che significa che solo nella giornata di lunedì Mosca ha lanciato missili per un valore di circa mezzo miliardo di dollari. L’esaurimento graduale delle scorte di Kalibr e Iskander sarebbe confermato, secondo analisti e fonti di intelligence, dal ricorso sempre più frequente nelle ultime settimane ad armamenti più nuovi e costosi. E’ il caso dei missili antinave P-800 “Onyx”, che costano più di 1 milione di dollari per unità. Oltre ad essere costosi, questi missili sono progettati anche per scopi completamente diversi. Il loro uso contro obiettivi a terra dimostrerebbe, secondo gli esperti, che la Federazione Russa non dispone più di molti missili più economici con la necessaria precisione. Oppure che Mosca non ha tempo e modo di consegnare i Kalibr alle flotte del Mar Nero e del Caspio, dalle quali potrebbero essere lanciati per raggiungere il territorio dell’Ucraina.
Per ovviare a queste carenze, l’industria missilistica russa sta lavorando a pieno regime, nel tentativo di trovare armi nuove ed efficaci, magari a costi ridotti. Le forze missilistiche strategiche russe stanno aggiornando a questo scopo i silos di missili balistici intercontinentali (ICBM) in modo da ricevere un nuovo missile balistico intercontinentale noto come Sarmat (RS-SS-X-29). Il Sarmat dovrebbe sostituire 40 missili balistici intercontinentali RS-20 (RS-SS-18 Satan Mod 5/6) considerati obsoleti, schierati con la 62esima divisione missilistica a Uzhur e con la 13esima divisione missilistica vicino a Dombarovsky. Sarmat dovrebbe anche essere il veicolo di lancio di Avangard, un autocarro con armi nucleari che è stato dispiegato nel 2019 e viene acquistato dalle forze missilistiche strategiche russe a un ritmo di due l’anno. askanews