Il giorno dopo il voto di fiducia al Senato Giorgia Meloni apre il cantiere per la manovra, che il governo deve varare a tempi di record. Oggi la presidente del Consiglio ha convocato una riunione a Palazzo Chigi a cui hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il senatore Maurizio Leo, responsabile economico di Fdi e probabile viceministro proprio al Mef. Sul tavolo, secondo quanto viene spiegato da fonti di governo, i tempi in cui deve essere varato il provvedimento e i passaggi da fare. In primo luogo deve essere aggiornato il Documento programmatico di bilancio (Dpb) da inviare a Bruxelles.
Quello trasmesso entro la scadenza prevista del 15 ottobre conteneva, in accordo con l’Ue, solo il quadro tendenziale ma adesso deve essere inserito il programmatico, cioè le previsioni sulla base delle decisioni “politiche”. Parallelamente lo stesso sarà fatto con la Nota di aggiornamento al Def (Nadef). “Stiamo lavorando con il massimo impegno per riempire di contenuti il documento e costruire la manovra”, spiega una fonte che partecipa in prima persona al lavoro. Resta da vedere che cosa entrerà nel provvedimento. La premier ha chiarito, nel suo intervento alla Camera, che la priorità è il caro-bollette anche “rafforzando” le misure a famiglie e imprese “sia sul versante delle bollette sia su quello del carburante”. Un impegno che, secondo le stime, potrebbe valere, da qui alla fine dell’anno, circa 15 miliardi e che “costringerà a rinviare altri provvedimenti”.
Questo (unito al fatto che, come detto dal ministro per lo Sviluppo economico Adolfo Urso, “non faremo scostamenti di bilancio”) riduce di molto i margini di manovra. Possibile un primo ‘assaggio’ delle misure più rilevanti del programma economico del centrodestra: il taglio del cuneo fiscale (l’obiettivo è di arrivare ad almeno 5 punti, in manovra potrebbe esserci un primo passo) e l’estensione della flat tax per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. Anche in questo caso si tratterebbe di un intervento molto costoso, ma non è escluso un primo “segnale”. Sempre in ambito fiscale, la premier ha annunciato la graduale introduzione del quoziente familiare, un capitolo che però, secondo quanto si apprende, potrebbe essere rimandato a un secondo momento.
Potrebbe entrare in manovra, ma non è detto, l’innalzamento del tetto all’uso del contante, che tante polemiche sta causando. La Lega ha proposto di portarlo a 10 mila euro, ma il limite sarà più basso. “Fa parte del programma – ha confermato il ministro Fdi per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani -. Noi di Fdi nella scorsa legislatura proponevamo 5 mila euro ma ne discuteremo”. Per quanto riguarda la revisione del reddito di cittadinanza, una correzione potrebbe portare a maggiori risorse, ma serve tempo per studiare attentamente il provvedimento. Tutte opzioni su cui i tecnici sono all’opera, mentre il ministro del lavoro Marina Calderone ha convocato le parti sociali per venerdì 4 novembre.