Bisognerà utilizzare al meglio il pacchetto “REPowerEU”, che permette do aggiungere un capitolo dedicato a nuovi investimenti per le infrastrutture energetiche ai Pnrr già approvati, nonostante il fatto che i suoi benefici per l’Italia sono più limitati rispetto ad altri paesi Ue; bisogna riuscire a far “dialogare fra loro” le programmazioni del Pnrr e dei fondi europei di coesione, e si deve modificare il “malvezzo” italiano di pensare solo all’ultimo momento a obiettivi che bisogna programmare prima. E’ quanto ha detto, in sintesi, il ministro degli Affari europei, responsabile per la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, in un incontro con la stampa nel pomeriggio al Parlamento europeo a Bruxelles.
Il Pnrr ha un limite: programmato prima della guerra
“REpowerEU”, il pacchetto di misure per sbarazzare l’Ue della dipendenza dal gas russo e dalle fonti fossili, che dovrebbe essere approvato domani dalla plenaria del Parlamento europeo, “ha in sé delle opportunità per l’Italia, ma – ha osservato Fitto – ha anche dei limiti. L’Italia com’è noto ha utilizzato pienamente la quota di indebitamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza utilizzando tutti 122 miliardi di euro” che le erano stati assegnati. “Questo limita molto l’ampiezza del ‘REPowerEU'”. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha ricordato il ministro – è stato programmato prima dello scoppio della guerra, quindi ha due problematiche di carattere generale: la prima è quella dell’aumento del costo delle materie prime, che in un programma in cui ci sono 120 miliardi di euro di opere pubbliche chiaramente incide non poco; e una seconda questione è quella collegata alla disponibilità finanziaria che gli altri paesi hanno, di poter attingere alla quota residua dei prestiti esistenti del ‘NextGenerationEU’; cosa che invece noi non possiamo fare”.
Pnrr e coesione devono dialogare tra di loro
Con “RPowerEU”, dopo la sua approvazione finale, ha spiegato Fitto, “noi abbiamo una quota di 2 miliardi e mezzo di euro dall’Ets (il sistema di commercio dei permessi di emissioni, ndr), e poi abbiamo anche la possibilità di utilizzare quote percentuali dei fondi di coesione e di quelli della politica agricola, però su questo sarei un po’ più cauto. Quindi c’è la necessità di utilizzare questo strumento, e sono assolutamente d’accordo col ministro Giorgetti, come elemento di implementazione e integrazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. “Ma l’obiettivo che noi abbiamo – ha rilevato il ministro – è anche quello di far sì che due importanti programmazioni come il Pnrr e la coesione possano dialogare tra di loro. Perché il rischio è che ognuna di queste programmazioni vada in una direzione differente, che non si parlino, o peggio, che in alcuni casi si possano trovare interventi che si contrappongono”.
55 obiettivi da raggiungere al 31 dicembre
“Alla riunione di ieri della cabina di regia – ha riferito – abbiamo avuto un primo confronto. Mia intenzione è utilizzare molto lo strumento della cabina di regia come stimolo e luogo di confronto per accelerare la spesa e risolvere le questioni fondamentali che sono collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Quanto al Pnrr Fitto ha ricordato che “l’Italia ha da raggiungere com’è noto 55 obiettivi al 31 dicembre di quest’anno. Al momento ne abbiamo raggiunti, centrati, con certezza 25; sugli altri 30 ci sono situazioni differenti, qualche criticità c’è in qualche caso. Ma sicuramente, al di là della fiducia personale nel governo, c’è l’obbligo e la necessità – ha avvertito – di un lavoro molto serrato nei prossimi giorni, non solamente sulla scadenza del 31 dicembre ma anche su quella del giugno del prossimo anno”. “Perché un malvezzo che dobbiamo modificare – ha sottolineato Fitto – è quello di aspettare il mese prima per fare il conto e ciò che manca. Ecco: dobbiamo raggiungere gli obiettivi al 31 dicembre di quest’anno, ma da subito porci gli obiettivi per giugno del 2023, appunto per evitare questo affanno che non aiuta e non risolve le questioni”, ha concluso.