In Iran, sdegno e timore dopo la prima esecuzione capitale per proteste

In Iran, sdegno e timore dopo la prima esecuzione capitale per proteste
Mohsen Shekari
9 dicembre 2022

Sdegno internazionale e preoccupazione dopo la prima esecuzione in Iran di un condannato a morte per il coinvolgimento nelle proteste che vanno avanti da settembre, mentre altri 11 manifestanti rischiano una imminente morte. Mohsen Shekari di 23 anni è stato mandato all’impiccagione dopo la condanna per aver bloccato una strada e ferito un membro della milizia Bassij all’inizio delle proteste, a seguito di un procedimento giudiziario denunciato come processo farsa da gruppi per i diritti umani. Shekari era stato arrestato il 25 settembre e poi processato a novembre con l’accusa di ‘moharebeh’, letteralmente ‘guerra contro Dio’. “Mohsen Shekari, un rivoltoso che ha bloccato il viale Sattar Khan il 25 settembre e ha pugnalato un Bassij, è stato giustiziato giovedì mattina a Teheran”, ha annunciato ieri l’organo di informazione dell’autorità giudiziaria Mizan. La milizia Bassidji è legata alle Guardie rivoluzionarie, il braccio armato dell’ideologia teocratica della Repubblica islamica. L’agenzia di stampa Fars ha pubblicato un video di Shekari che parla del frangente contestatogli, denunciato da IHR come una “confessione forzata”, denunciata anche dalle “ferite visibili” al volto.

Almeno altri 11 incarcerati per le proteste sono in attesa di esecuzione della pena e il portavoce di Amnesty in Italia, Riccardo Noury, ha sostenuto che a rischiare il patibolo sono una trentina di persone. Si teme che il regime acceleri per disincentivare le manifestazioni che minacciano una rivoluzione vera e propria, di certo una seria sfide più serie al regime teocratico instaurato nel 1979. In base a dati Onu, almeno 448 persone sono state uccise durante le proteste e gli arresti hanno superato quota 18mila. La notizia di Shekari ucciso dal boia è stata seguita da condanne da parte delle principali cancellerie occidentali. La premier Giorgia Meloni ha espresso “l’indignazione” del governo italiano. E hanno protestato i governi francese, britannico e tedesco. Ieri sera la Germania ha convocato l’ambasciatore iraniano, riferiscono i media locali, ma non ci sono dettagli sul tenore della conversazione con il diplomatico. “Il disprezzo del regime iraniano per l’umanità non conosce limiti”, ha twittato la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Parigi ha condannato un’esecuzione che si aggiunge “ad altre violazioni gravi e inaccettabili” e Londra si è detta “scandalizzata”.

Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore del gruppo Iran Human Rights (IHR) con sede a Oslo, ha chiesto una forte risposta internazionale, avvertendo che in caso contrario “ci ritroveremo con esecuzioni di massa di manifestanti”. Ieri tramite testimonianze di medici che curano di nascosto i manifestanti feriti è emerso un quadro di violenze particolarmente mirate contro le donne, che arrivano nelle strutture di soccorso medico con ferite da arma da fuoco sul volto, il seno, i genitali. A far scattare le proteste, a settembre, è stata la morte della giovane Mahsa Amini, 22 anni, arrestata per non avere indossato correttamente il velo. Le manifestazioni si sono velocemente allargate e hanno esteso le rivendicazioni contro il sistema degli Ayatollah, diventando protesta politica sempre più chiaramente mirata a ottenere un cambio di regime e una svolta democratica in Iran.

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