E venne finalmente il giorno dei carri armati: dopo settimane di richieste e pressioni politiche su governi e Ministeri recalcitranti, Kiev ha ottenuto i Leopard 2 tedeschi e gli Abrams M1 statunitensi di cui aveva bisogno per contrastare una più che probabile nuova offensiva russa. Prima di poter trasformare gli annunci in una realtà operativa tuttavia passeranno dei mesi: oltre al necessario addestramento – soprattutto per quanto riguarda gli Abrams M1 – occorrerà anche trovare, mettere in condizioni operative e spedire in Ucraina i mezzi necessari, operazione non banale dal momento che dopo l’89 molti sono finiti in naftalina.
Non è un caso che il via libera di Washington e di Berlino arrivino quasi in contemporanea (e nel giorno del compleanno del presidente ucraino Volodymyr Zelensky): il governo tedesco aveva chiesto un preciso segnale agli alleati per evitare qualsiasi ipotesi di una decisione unilaterale nei confronti di Mosca e l’Amministrazione Biden ha a sua volta ceduto superando le perplessità del Pentagono. Al contrario dei Leopard 2, gli Abrams sono difficili da operare e hanno un elevato consumo di combustibile, tanto che il Dipartimento della Difesa li aveva ritenuti inadatti per l’utilizzo nel teatro ucraino. Ma il centinaio di mezzi corazzati occidentali destinati all’Ucraina potranno fornire a Kiev una certa superiorità sul campo ma poco di più.
Polonia: fino ad altri 14 Leopard 2 Norvegia: fino a 8 Leopard 2 (secondo la stampa, ancora nessuna ufficialità) su una flotta di 36 esemplari. Portogallo: 4 Leopard 2 (anche in questo caso, secondo la stampa) sui 12 operativi della flotta portoghese. Finlandia e Spagna: i rispettivi Ministeri della Difesa si sono impegnati a contribuire, senza tuttavia specificare quanti mezzi sono disposti a inviare. Va notato che Madrid possiede una flotta di circa 300 Leopard (fra quelli tedeschi e quelli fabbricati su licenza) ma lo stesso Ministero aveva sottolineato in passato che molti si trovavano in condizioni non operative. |
Di qui la riluttanza sia di Washington che di Berlino a impegnare quello che rimane dopo tutto una parte del proprio armamento di prima linea rischiando un’ulteriore escalation con Mosca per un risultato verosimilmente non decisivo; sull’altro piatto della bilancia vi è una stabilizzazione del fronte che permetterebbe di rilanciare al momento opportuno un’iniziativa diplomatica che al momento rimane ferma al palo. Il timore infatti è che la primavera porti una ripresa in grande stile dell’offensiva russa che Kiev stavolta potrebbe non essere in grado di arrestare con le risorse di cui dispone attualmente: i tank metterebbero le forze ucraine in condizioni quanto meno di sostenere la fanteria ed eventualmente di alimentare ulteriormente le proprie controffensive.
Al momento, le forniture su cui può contare l’Ucraina in un futuro più o meno prossimo sono le seguenti: Stati Uniti: 31 carri armati Abrams M1 con relativi pezzi di ricambio e addestramento (che si terrà fuori dall’Ucraina) Gran Bretagna: 14 carri armati Challenger 2 Germania: 14 carri armati Leopard 2 cui si aggiunge il via libera alla riesportazione dei mezzi di fabbricazione tedesca da parte di altri Paesi utilizzatori. La Rheinmetall, casa costruttrice del mezzo, aveva reso noto di avere a disposizione un centinaio di esemplari, tutti in cattive condizioni e difficilmente consegnabili prima della fine del 2023.