Oggi, soprattutto il continente africano, è vittima di uno “sviluppo frenato” che porta ad un drammatico “ritorno al passato”, mentre “è tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un ‘colonialismo economico’, altrettanto schiavizzante”. La forte denuncia viene da Papa Francesco nel suo primo discorso in terra d’Africa. Il Papa, parlando alle autorità civili e religiose e alla società imprenditoriale e civile della Repubblica democratica del Congo ha affermato come proprio “questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso – ha detto – che i frutti della sua terra lo rendono ‘straniero’ ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati”.
“È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca. – è stata la denuncia di Papa Francesco – Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”, ha detto con toni forti. “L’Africa – ha poi aggiunto – sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!”.
Stamane, lasciando il suolo italiano alla volta dell’Africa per il suo 40.mo viaggio internazionale, il Papa ha scritto un telegramma al capo dello Stato, Sergio Mattarella, sottolineando che “nel momento in cui mi accingo a compiere un viaggio apostolico nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan, mosso dal vivo desiderio di incontrare i fratelli nella fede e gli abitanti di quelle care nazioni recando un messaggio di pace e di riconciliazione, mi è gradito rivolgere a lei, signor Presidente, l`espressione del mio deferente saluto, che accompagno con fervide preghiere per il bene e la prosperita` dell`intero popolo italiano”.
Papa Francesco, a bordo dell’aereo che lo stava portando in Congo, ha voluto salutare i giornalisti presenti sul volo papale, ringraziarli per il loro lavoro che è “tanto buono e che aiuta tanto”, rammaricandosi di non potersi recare a Goma per la guerra in corso e, sorvolando il deserto del Sahara, ricordando i tanti migranti che lo hanno attraversato per sfuggire a fame e guerre e che sono spesso rinchiusi in quelli che è tornato a definire i “lager” in Libia. “Buongiorno e benvenuti tutti, e grazie per accompagnarmi in questo viaggio. Aspetta da un anno… È un viaggio bello. Avrei voluto andare anche a Goma, ma con la guerra non si può andare là. Soltanto sarà Kinshasa e Juba. Da lì faremo tutto. Grazie di stare qui con me, tutti insieme. Grazie per il vostro lavoro che è tanto buono, aiuta tanto, perché fa arrivare alla gente, che si interessa del viaggio, le immagini e anche i pensieri, le riflessioni vostre sul viaggio. Grazie tante”, ha detto Francesco rivolgendosi ai giornalisti, accompagnato dal direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni.
“A me piacerebbe fare il giro ma oggi non posso. Non so, posso rimanere qui, ma mi dà un po` di vergogna far venire tutti voi qui…”, ha quindi aggiunto ricordando i suoi problemi di deambulazione che lo costringono spesso sulla sedia a rotelle. “Possiamo salutarci da lontano, non so… Grazie”. “In questo momento stiamo attraversando il Sahara. Facciamo un pensierino, in silenzio, una preghiera per tutte le persone che cercando un po` di benessere, un po` di libertà l`hanno attraversato e non ce l`hanno fatta. Tanti sofferenti che arrivano al Mediterraneo e dopo aver attraversato il deserto sono presi nei lager e soffrono lì. Preghiamo per tutta quella gente”, ha quindi concluso.