Primo giorno da segretaria per Schlein: terrò insieme tutti

Per la leader del Partito Democratico la sfida dell’unità del partito

Elly Schlein

Tenere il partito unito e sanare quella contraddizione che la vede segretaria Pd nonostante chi ha la tessera dem avesse votato per un altro. Elly Schlein inizia la sua avventura da segretaria facendo capire che ha ben chiara la portata della sfida che la attende. La vittoria è arrivata a sorpresa, “non ci hanno visti arrivare”, ha detto, ma forse nemmeno lei stessa si aspettava un risultato come quello uscito dai gazebo. Di sicuro, appunto, la neo-segretaria è consapevole di dover subito fare i conti con la minaccia che ha condizionato il Pd fin dalla sua nascita, il rischio di una spaccatura e magari di una nuova scissione.

Non a caso l’impegno a garantire l’unità la Schlein lo ha assicurato già a caldo, subito dopo la vittoria, e lo ha ribadito oggi, nella breve dichiarazione durante il passaggio di consegne con Enrico Letta.  E il primo punto è capire come declinare, concretamente, questa affermazione di principio, perché anche tra i suoi c’è chi la spinge verso una sorta di gestione unitaria e chi invece non intende fare concessioni alla minoranza. “La responsabilità che sentiamo è proprio quella di tenere insieme questa comunità democratica”, ha assicurato lei parlando al Nazareno, sia pure aggiungendo che andrà fatto “senza più rinunciare a una linea politica chiara, comprensibile, che è quella che le persone che sono venute a votare alle primarie hanno deciso di scegliere”. Un modo, appunto, per cercare di tenere insieme le diverse sensibilità anche all’interno della sua stessa area.

Si vedrà nei prossimi giorni come impostare i rapporti con la minoranza e quali assetti dare al partito, a cominciare dalla scelta dei capigruppo in Parlamento. Le presidenti attuali, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, hanno rimesso il mandato, come era nelle cose essendo state confermate dopo le elezioni in attesa del congresso. Ma, appunto, bisogna capire se si andrà ad un rinnovo di entrambe le posizioni – magari con Francesco Boccia al Senato e con Chiara Gribaudo o Chiara Braga alla Camera – o se si sceglierà una soluzione diversa, lasciando magari una delle due caselle alla minoranza. Allo stesso modo si ragionerà sulla segreteria.

Ma l’attenzione al tema dell’unità fa appunto capire quanto la Schlein abbia chiaro il problema. Dare una “identità definita” al partito, senza mettere alla porta l’area moderata del Pd, è un compito che sfiora l’impossibile e già oggi Giuseppe Fioroni ha annunciato il suo addio. Una scelta isolata, al momento, “una decisione personale”, dicono anche in Base riformista. Ma anche la spia di un malessere che non si può sottovalutare. In tanti tra i moderati hanno il timore di un Pd snaturato, di un “ritorno ai Ds” che per molti sarebbe difficile da digerire. Un problema, del resto, che si sarebbe presentato – a parti invertite – anche in caso di vittoria di Stefano Bonaccini. Da qui al 12 marzo, quando verrà convocata l’assemblea che formalizzerà la sua elezione, Schlein lavorerà soprattutto a questo, alla definizione di un assetto che cerchi il più possibile di evitare strappi al partito.