Xi Ijnping a Mosca: tutti i limiti dell’amicizia Russia-Cina

Xi Ijnping a Mosca: tutti i limiti dell’amicizia Russia-Cina
20 marzo 2023

Oggi al 39esimo incontro con Vladimir Putin da quando è alla guida della Cina, ovvero dal 2013, Xi Jinping ha sottoscritto all’inizio di febbraio 2022 con il collega russo Vladimir Putin una dichiarazione congiunta in cui i rapporti tra i rispettivi Paesi sono definiti “amicizia senza limiti”: l’espressione suggeriva la possibilità di costruire un asse anche in campo militare, pur senza i vincoli della classica alleanza. Pochi giorni dopo la Russia invadeva l’Ucraina e da allora i limiti dell’intesa sono diventati anche più evidenti. Allo stesso tempo i due Paesi si ritrovano in una sorta di mutua dipendenza, spinti l’uno verso l’altro da una congiuntura che traduce in interessi comuni alcune divergenze strategiche. La stessa guerra in Ucraina trova Cina e Russia su posizioni in teoria molto lontane, ma di fatto Pechino non può voltare le spalle alla Federazione russa, utile compagna di strada nella crescente contrapposizione agli Stati Uniti.

LA ‘POSIZIONE CINESE’ PER PORRE FINE ALLA GUERRA

Dallo scoppio della guerra in Ucraina la Cina ha mantenuto una posizione cauta, a tratti ambivalente, per cercare di tenere assieme i principi di inviolabilità dei confini nazionali e i buoni rapporti con la Russia. Per Pechino il principio di integrità territoriale è essenziale, anche in chiave interna (Tibet, Xinjiang) e allo stesso tempo la crisi ucraina richiama le rivendicazioni cinesi rispetto a Taiwan. Lo scorso autunno al vertice Sco dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) in Uzbekistan le tensioni tra Xi e Putin sono apparse evidenti. Inoltre, il conflitto nel cuore dell’Europa lede gli interessi cinesi in termini di flussi commerciali e mercato cinese, poiché la stabilità è essenziale per il faraonico progetto delle nuove vie della seta, la Belt and Road Initiative. 

Leggi anche:
Nuova Zelanda, migliaia di persone marciano per i diritti dei Maori

Così a febbraio Pechino ha presentato un documento con la propria “posizione”, non un piano di pace concreto, ma una visione di insieme per arrivare alla de-escalation e alla soluzione del conflitto basato sul principio di “indivisibilità della sicurezza”, caro anche alla Russia (che però lo interpreta in modo inconciliabile con l’approccio americano). Gli Usa non hanno gradito l’entrata in scena della Cina nelle vesti di possibile mediatore e la Casa Bianca considera “inaccettabile” una proposta di cessate il fuoco in questa fase. Washington ha anche moltiplicato i moniti su possibili forniture di armi da parte della Cina alla Russia.

LA MUTUA DIPENDENZA ENERGETICA

La Cina è assetata di energia e la Russia è costretta a re-indirizzare il proprio export sulla scia della rottura con l’occidente e conseguente drastica diminuzione della domanda da parte europea. L’accelerazione delle vendite di gas, petrolio e carbone dalla Russia alla Cina è cominciata in realtà nel 2014, dopo l’annessione russa della Crimea e l’inizio del regime sanzionatorio occidentale nei confronti di Mosca e la guerra in Ucraina ha accelerato il processo. Nel 2018, le vendite di petrolio russo alla Cina sono aumentate del 20% sull’anno precedente.

Nel periodo gennaio-novembre 2022, la Cina ha importato quasi 80 milioni di tonnellate di petrolio russo (il 10% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) per un valore complessivo di 54,5 miliardi di dollari. Nei primi dieci mesi del 2022 le forniture di gas russo sono schizzate del 173% sullo stesso periodo del 2021. La Russia è il più grande fornitore di carbone alla Cina e copre il 10% del fabbisogno complessivo cinese. In aumento anche le vendite di GNL. Sui prezzi delle forniture alla Cina vige il segreto, ma è convinzione comune che Pechino sfrutti il bisogno russo di compensare il crollo delle vendite all’Europa.

Leggi anche:
Libano: 8 razzi contro base italiana Unifil. Tajani: "Inammissibile e inaccettabile"

SANZIONI OCCIDENTALI SPINGONO SCAMBI COMMERCIALI, MA…

Gli scambi commerciali tra Cina e Russia nel 2022 hanno raggiunto i 190 miliardi di dollari, con un incremento del 29% rispetto al 2021. Sempre sulla scia delle sanzioni, la Russia ha preso a importare merci dalla Cina per rimpiazzare i prodotti occidentali, (+12,8% a 76,1 miliardi di dollari), mentre le importazioni dalla Russia sono cresciute del 43,4% a 114,1 miliardi di dollari. In termini relativi, tuttavia, la quota russa è sempre limitata: a fine 2022, la Russia rappresentava il 3% del fatturato commerciale totale della Cina con l’estero. Per effetto delle sanzioni, l’anno scorso la Cina ha aumentato le consegne alla Russia di camion, escavatori, pneumatici in gomma, pompe e compressori e tutta una serie di prodotti per l’edilizia. Eppure, le esportazioni cinesi di elettronica di consumo verso la Russia (smartphone, laptop), secondo i dati di gennaio-novembre 2022, sono state inferiori rispetto al 2021.

Per le forniture di gas, la Russia è collegata alla Cina dal gasdotto “Forza di Siberia” che trasporta 38 miliardi di metri cubi l’anno, capacità molto inferiore a quella del progetto russo-tedesco Nord Stream prima sospeso e poi messo fuori gioco dal sabotaggio per cui si cerca sempre un colpevole. A febbraio 2022 Putin ha siglato con il collega cinese un accordo per la costruzione del “Forza di Siberia 2” che deve attraversare la Mongolia e aumentare le forniture di altri 10 miliardi di m3. Il trasporto via tubo è comunque limitato rispetto alle proiezioni e alle necessità di export russo dopo la rottura con l’Europa.

Leggi anche:
Attacco ucraino con missili americani Atacms: tensione alle stelle mentre Mosca minaccia risposta nucleare

LE TENSIONI TRA DUE IMPERI CONFINANTI

Il vincolo energetico rafforzato dalla rottura tra Russia e Occidente è di mutua convenienza, ma Mosca ha motivo di temere un eccesso di dipendenza dalla Cina. I due Paesi sono ‘due imperi’ confinanti, condividono una frontiera lunga 4250 chilometri e Pechino considera “ingiusti” e lesivi dei suoi interessi gli accordi sui confini nell’area dell’Amur. In quella regione ancora a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta si combatteva una guerra non dichiarata, con aperte ostilità per mesi: il momento di estrema tensione convinse gli Stati Uniti dell’opportunità di avvicinare la Cina. L’apertura di Washington a Pechino si concretizzò nel 1972 con la storica visita a Pechino del presidente Nixon, preparata da missioni segrete dell’allora segretario di Stato Henry Kissinger.

LA SPROPORZIONE DEMOGRAFICA

Oggi Mosca celebra l’amicizia ‘infinita’ con l’amico cinese, ma nel suo Estremo Oriente il timore del ‘pericolo giallo’ ritorna ciclicamente, alimentato dalla sproporzione demografica: L’intero bacino dell’Amur è abitato da poco più di un milione di russi, mentre nella confinante provincia cinese di Hellongjiang ci sono 40 milioni di abitanti. Per non parlare del dato nazionale: la Russia conta circa 143 milioni di abitanti e i cinesi sono 1,41 miliardi. askanews

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti