Al Senato passa la linea dura sui migranti, dl Cutro blindato alla Camera

Al Senato passa la linea dura sui migranti, dl Cutro blindato alla Camera
Matteo Piantedosi e Matteo Salvini
21 aprile 2023

Governo e maggioranza avanti sulla linea dura nei confronti dei migranti irregolari con il via libera al dl Cutro da parte del Senato: 92 i voti a favore e 64 i contrari. Il centrodestra si è mostrato compatto nel muro contro muro con le opposizioni, con momenti di forte tensione in aula, ma non tutto è filato liscio per il governo Meloni su un tema-bandiera su cui la ‘concorrenza’ è forte tra Fdi e Lega, in un equilibrismo complicato quando si tratta di materie che investono anche i diritti umani come sulla protezione speciale. Trovare l’accordo che potesse soddisfare le istanze dei diversi partiti della maggioranza, non è stato facile. Dall’avvio dell’iter del decreto a Palazzo Madama oltre un mese fa e fino all’ultimo minuto, il partito di Matteo Salvini, ha tenuto sul tavolo le proposte per reintrodurre di fatto i decreti sicurezza del Conte 1, peraltro spuntandola su diverse di queste (seppur alcune depurate dalle versioni più aspre).

Neanche l’aver presentato in aula una quindicina di emendamenti unitari firmati da tutto il centrodestra ha messo al riparo da ‘incidenti’ e ‘correzioni di rotta’ come quelle che hanno interessato la protezione speciale, quando è stato riformulato in corsa il testo per sopprimere la parte che escludeva gli “obblighi costituzionali o internazionali” nella valutazione dei divieti di respingimento o espulsione. Una riga in meno per ‘salvare’ quei limiti invalicabili su cui in passato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva avuto modo di esprimersi. Già nel passaggio dalla commissione (che non è riuscita a concludere i suoi lavori come era successo sul dl Ong) all’aula l’emendamento Fi-Fdi-Lega aveva dovuto imbarcare la ‘salvaguardia’ sui procedimenti d’asilo pendenti.

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Mentre sulla protezione speciale la Premier Giorgia Meloni ha preferito che la firma fosse apposta dalla sua maggioranza, Palazzo Chigi ha invece presentato propri emendamenti sul potenziamento di hotspot e centri di prima accoglienza con l’estensione delle deroghe già previste per i centri per il rimpatrio, siti provvisori individuati dai prefetti, misure per Lampedusa (la gestione dell’hotspot alla Croce Rossa, traghetti per spostare i migranti, una postazione del 118), l’ampliamento della procedura accelerata di frontiera, il restringimento della platea dei richiedenti asilo nell’ambito del sistema di accoglienza e integrazione (Sai) costituito dalla rete degli enti locali che ha fatto infuriare Governatori e sindaci del centrosinistra.

La Lega l’ha spuntata su diverse modifiche, a cominciare dal giro di vite sulla protezione speciale entrato nel decreto con l’obiettivo di ridurre al lumicino questa possibilità alternativa allo status di rifugiato e alla protezione sussidiaria e su cui gli alleati di governo si sono mostrati altrettanto risoluti nella sostanza, l’incremento dei giorni di trattenimento nei Cpr (anche se un po’ meno rispetto a quanto inizialmente ipotizzato), lo stop nei centri di accoglienza dell’assistenza psicologica, dei corsi di lingua italiana e dei servizi di orientamento legale e al territorio per i migranti.

Il muro contro muro tra maggioranza e opposizioni è stato netto. “Con l’approvazione del dl migranti si ritorna ai decreti sicurezza di Salvini con una stretta sulla protezione speciale che sarà concessa solo per casi eccezionali” e non sarà “più una sanatoria come voleva la sinistra” oltre a misure “per fermare il business dell’immigrazione clandestina e come Lega abbiamo mantenuto la promessa”, dice il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo. “Il centrodestra ha approvato il decreto “in maniera compatta” per “fronteggiare quella che ormai è sotto gli occhi di tutti un’emergenza”, puntualizza il presidente dei senatori Fdi Lucio Malan.

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La minoranza ha evidenziato le divisioni interne al centrodestra come sulla protezione speciale, ha messo in atto l’ostruzionismo in commissione e attaccato le nuove norme definendole “incostituzionali”. “Un passo indietro clamoroso sull’accoglienza diffusa che è l’unica, come hanno sottolineato i nostri sindaci, che garantisce inclusione”, osserva la segretaria del Pd Elly Schlein. “C’è un approccio tutto ideologico che non dà riposte alle tragedie come quelle di Cutro e non fornisce nessuna strategia di governo per affrontare un fenomeno strutturale. Un decreto irresponsabile e disumano” che non farà altro che “creare più irregolari”, afferma il capogruppo dei senatori Dem Francesco Boccia.

“Il governo Meloni, dopo aver accantonato il facile slogan del blocco navale, passa alla distruzione del nostro sistema di accoglienza e dei suoi pilastri, diritto asilo, protezione umanitaria e protezione speciale, e agli accordi con i paesi di partenza. Peccato che i paesi da cui partono le barche sono paesi nei quali il rispetto dei diritti umani è negato. La Libia insegna”, evidenzia il presidente del gruppo Misto Peppe de Cristofaro (Avs). Il decreto passa ora all’esame della Camera dove deve essere convertito in legge entro il 9 maggio. Il testo arriva blindato e il governo sarebbe già intenzionato a porre, nel secondo passaggio parlamentare, la fiducia. “Siamo pronti ad avviare un esame celere per portarlo a conversione entro i tempi previsti”, annuncia Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia e vice presidente in commissione Affari costituzionali della Camera.

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