Un gruppo di attivisti del movimento Ultima Generazione hanno gettato del liquido nero, di carbone vegetale, all’interno della Fontana di Trevi. Nel corso dell’azione è stato anche srotolato un piccolo striscione per la campagna `non paghiamo il fossile´. Secondo quanto si è appreso alcuni giovani sono stati identificati dagli agenti della Polizia Locale che hanno anche interrotto la protesta.
Alle 11,30 di stamane quattro persone legate alla campagna ‘non paghiamo il fossile’, promossa dal movimento Ultima Generazione, hanno versato carbone vegetale diluito in acqua nella Fontana di Trevi “per chiedere di interrompere immediatamente i sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili, causa della crisi climatica che in questi giorni ha investito l`Emilia Romagna e le Marche, devastandone il territorio, mietendo 14 vite, costringendo 10mila persone ad abbandonare le proprie case e lasciando senza luce altre 28mila”, si spiega in una nota. L’intervento delle forze dell’ordine – si aggiunge – ha interrotto la protesta e poi alle 11,45 gli attivisti sono stati portati via. “Sono Mattia, ho 19 anni e ho deciso di fare disobbedienza civile perché la tragedia orribile vissuta in questi giorni in Emilia Romagna è un’avvisaglia del futuro nero che attende l’umanità, fatto di siccità alternata ad alluvioni sempre più frequenti e violente”, viene spiegato in un comunicato.
Quindi si aggiunge: “Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale stiamo per superare la soglia di 1,5°. Questo significa che i nostri figli potrebbero morire di fame e di sete. E che potremmo essere in tempo per vederlo. Secondo la Banca d’Italia, per di più, una casa su quattro è a rischio alluvione in Italia, con danni stimabili in 3 miliardi ogni anno. L’unica possibilità per evitare che accada è fermare le emissioni legate ai combustibili fossili. Il nostro Governo, invece, continua imperterrito a regalare all’industria del fossile finanziamenti pubblici per decine di miliardi di euro ogni anno. Noi abbiamo deciso di ribellarci a chi ci sta condannando a morte. E invitiamo genitori, nonni, fratelli e figli preoccupati a unirsi a noi”.
E comunque – si sottolinea – “anche oggi il carbone vegetale e i corpi dei cittadini terrorizzati non hanno danneggiato alcun monumento, mentre è già iniziata la conta dei danni al patrimonio culturale nell’Emilia-Romagna devastata dall’alluvione”. Nel comunicato un altro giovane dice: “Sono Charlie, ho 18 anni, faccio la mia prima azione di disobbedienza civile non violenta per smuovere le istituzioni a non investire nei combustibili fossili. I disastri dell’alluvione gli eventi di siccità e caldo estremo mi hanno fatto attivare la paura, l’ansia e la rabbia. Per noi verranno chieste ancora `pene esemplari` dal Governo, molto più elevate di quelle comminate, nei decenni, a coloro che si sono immersi nella Fontana di Trevi. Ormai dovrebbe essere chiaro però che i veri ecovandali, i veri barbari non siamo noi, ma chi continua ad accelerare la devastazione ambientale in corso per mero profitto economico”.