Elly Schlein torna ad abbracciare Giuseppe Conte, mettendo allo stesso tempo in fibrillazione il centrosinistra. I temi sono armi e Ucraina. D’altronde, sin dalla sua campagna per le primarie la segretaria del PD è stata accusata da più parti di avere una posizione ambigua in materia. E così torna alla ribalta, condividendo la mossa del governo tedesco guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz che ha rinviato di cinque anni l’obiettivo del 2 per cento annuo del Pil di spesa militare deciso dalla Nato, pur non essendo una condizione vincolante. Non sappiamo nel merito cosa condivide il capo del Nazareno con il cancelliere tedesco. Ma sappiamo che il governo Draghi ha chiuso un compromesso con il M5S di Giuseppe Conte, e con il via libera del PD, affinché gli aumenti alle spese militari avviati nel 2019 permetteranno di raggiungere l’obiettivo del 2 per cento entro il 2028. Come dire, Germania come Italia, nulla di nuovo sotto il sole.
L’affondo di Italia viva
Il problema è, invece, come sempre più osservatori evidenziano che la Schlein non è mai scesa in campo con una propria battaglia, identitaria del partito, ma ha sempre cavalcato l’onda grillina sin dal suo insediamento. Ultima quella sul Reddito di Cittadinanza, spazzato via dal governo Meloni che sembra pronto, tra l’altro, ad archiviare anche il capitolo del salario minimo. Da qui la scelta della Schlein di aggrapparsi a Conte su armi, Ucraina e pace, al fine di recuperare terreno su argomenti dove i 5 Stelle, sin dai tempi del governo Draghi, avevano tentato di smarcarsi nel campo progressista. Il primo affondo arriva dalla senatrice, Raffaella Paita, coordinatrice di Italia viva: “Giù la maschera, ancora una volta. Tra 5 stelle e Pd ormai non c`è alcuna differenza. L`ultima dimostrazione sono le parole di Elly Schlein sulle spese militari. Cercasi disperatamente riformisti del Pd”.
Guerini prende le distanze
Non solo. All’interno stesso al PD, c’è chi addirittura frena la Schlein. Parliamo di un pezzo da novanta del Nazareno, Lorenzo Guerini, che prima avverte che è “un tema delicato, in cui entrano in gioco anche diverse sensibilità con cui confrontarsi”. Poi, l’ex ministro della Difesa, evidenzia che avendo letto le dichiarazioni di Scholz, ciò nasce “perché stante la mancata crescita degli anni immediatamente successivi agli accordi assunti in sede Nato, il raggiungimento al 2024 non sarebbe stato possibile”. Come dire, prima di parlare fare attenzione a cosa dire. L’ambiguità di Schlein su armi e pace è certificata dalle sue stesse azioni politiche. Eletta deputata, ha votato a favore dell’invio delle armi all’Ucraina.
Il 13 dicembre alla Camera ha dato il suo voto favorevole alle risoluzioni che consentivano al governo di prorogare l’invio delle armi fino alla fine del 2023. In quell’occasione Schlein ha votato contro anche contro le due risoluzioni del Movimento 5 stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra che chiedevano al governo di sospendere la fornitura di armi all’Ucraina. Soggetti con cui da sempre cerca alleanza, tra l’altro. Il 24 gennaio 2023 Schlein ha votato a favore anche della conversione in legge del decreto-legge che ha prorogato per tutto il 2023 l’invio di aiuti militari agli ucraini. Il tutto, “senza però rinunciare alla nostra convinzione che le armi non risolvono i conflitti, e che non possiamo attendere che cada l’ultimo fucile per costruire la via di una pace giusta”.