Centinaia di persone hanno riempito il Tempio di Adriano a Roma, dove alle 11 è stata aperta la camera ardente per dare l’ultimo saluto a Domenico De Masi, il sociologo del lavoro, morto sabato scorso nella capitale all’età di 85 anni. A mezzogiorno è iniziata una cerimonia laica aperta dalla moglie di De Masi, Susi Del Santo, che ha voluto ringraziare tutta la redazione de ‘Il Fatto Quotidiano’ per aver permesso a “Mimmo di realizzare un sogno all’età di 85 anni: creare una scuola per formare cittadini consapevoli”. La vedova del professore emerito de La Sapienza ha ricordato anche la città di Ravello, “il suo luogo dell’anima”, dove “ha scritto gran parte dei suoi libri, ha ottenuto la cittadinanza onoraria e per otto anni è stato anche presidente del Festival di Ravello”.
“Immagino Mimmo accolto in una dimensione alta da un comitato composto tra gli altri da Jean-Paul Fitoussi, Lina Wertmuller, Luciano De Crescenzo”, ha concluso il suo intervento Susi Del Santo. Nel corso della cerimonia ha preso la parola anche il leader di M5s, Giuseppe Conte, che ha sottolineato come De Masi sia stato “un grande amico del MoVimento” e “una grande fonte di ispirazione per tutti noi, mantenendo la sua indipendenza e il suo spirito critico”. Conte ha ricordato come il professore abbia avuto “per M5s una funzione di stimolo critico, anche nella nostra organizzazione, in qualità di grande studioso dei movimenti politici”.
“Mimmo non ha mai perso l’allegria”, ha aggiunto Conte. “Oggi gli faremmo un torto ad essere tristi. Il Movimento 5 stelle ti ricorderà sempre con il sorriso”, ha concluso. A prendere la parola anche il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, l’ex ministro Enrico Giovannini, Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde, l’ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, la giornalista Myrta Merlino, amica di famiglia. Tra i tanti presenti, colleghi e studenti di De Masi, e semplici cittadini, anche il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, l’ex calciatore, Marco Tardelli, l’attrice Marisa Laurito, l’economista Innocenzo Cipolletta, il giornalista Antonio Padellaro.
Chi era De Masi
Domenico De Masi è scomparso a causa di “una improvvisa e micidiale malattia”. Professore emerito di “Sociologia del lavoro”, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” di Roma, e anche già preside della facoltà di Scienze della comunicazione, è stato un appassionato studioso, insegnante, ricercatore e consulente. Il suo interesse era rivolto principalmente alla sociologia del lavoro e alle organizzazioni, alla società postindustriale, allo sviluppo e al sottosviluppo, ai sistemi urbani, alla creatività, al tempo libero, ai metodi e alle tecniche della ricerca sociale con particolare riguardo alle indagini previsionali. Masi ha pubblicando decine di libri per case editrici come, tra le altre, Einaudi, Rizzoli e Marsilio.
Poliedrico e cosmopolita, il sociologo aveva studiato a Parigi alla vigilia del ’68, dove aveva preso il dottorato in “Sociologia del Lavoro” studiando con Alain Touraine, direttore di ricerca all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, tra i massimi esponenti della sociologia contemporanea. Insieme al direttore Touraine, Masi entra in quella dimensione che non lascerà più: la sociologia applicata ai processi reali. Negli ultimi venti anni, Masi in Brasile viene considerato un intellettuale di riferimento, dove diventa figura molto ascoltata dal Partito dei lavoratori e dallo stesso Lula. Masi in Brasile resta attratto da soprattutto dalla figura di Oscar Niemeyer, architetto di Brasilia, figura che paragona a Olivetti, e di cui teneva una celebre frase nel proprio studio: “Ciò che conta non è l’architettura, ma è la vita, gli amici e questo mondo ingiusto che dobbiamo modificare”.
Il suo paradigma sociologico
Ciò che De Masi, con il proprio lavoro, la propria vitalità intellettuale e la propria ricerca ha contribuito a fare. Masi ha elaborato un suo paradigma sociologico partendo dal pensiero di maestri come Tocqueville, Marx, Taylor, Bell, Gorz, Touraine, Heller, la Scuola di Francoforte e approdando a contenuti originali in base a ricerche centrate soprattutto sul mondo del lavoro. Domenico De Masi ha sviluppato e diffuso uno dei paradigmi post-industriali, basato sull’idea che, a partire dalla metà Novecento, l’ insieme di azioni quali: il progresso tecnologico, lo sviluppo organizzativo, la globalizzazione e la scolarizzazione di massa, abbia prodotto una nuova società incentrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori, estetica.
Questo processo, secondo il professore, ha determinato nuovi assetti economici, nuove forme di lavoro e di tempo libero, nuovi valori, nuovi soggetti sociali e nuove forme di convivenza. Con queste sue idee, il professore era stato ispiratore della necessità del lavoro agile e anche di molte battaglie politiche del Movimento 5 Stelle: su tutte, il reddito di cittadinanza. Lo scorso 15 agosto, il sociologo, mentre era in vacanza a Ravello, aveva scoperto di avere una tremenda malattia invasiva e, poco dopo, saputo che gli sarebbe rimasto poco da vivere.