Dall’abito che “la Marchesa” Fanny Ardant indossa per festeggiare il Capodanno in “The Palace di Roman Polanski” a la giacca di pelle di Pierfrancesco Favino nei panni di Salvatore Todaro per il film “Comandante” di Edoardo De Angelis. E ancora il tailleur in lana che sottolinea il piglio di Matilda De Angelis nella serie “La legge di Lidia Poet” di Matteo Rovere e Letizia Lamartire. A pochi giorni dall’inizio della Festa di Roma, ‘Cinecittà si Mostra’ rinnova il suo allestimento di preziosi costumi di scena con un occhio di riguardo ai titoli più recenti. Un percorso che consente di scoprire i segreti artigianali che sono dietro alla realizzazione di film e serie, grazie all’allestimento di monili, oggetti di scena e costumi originali.
Dieci le novità che vanno ad arricchire l’esposizione permanente degli studi di via Tuscolana a Roma, (visitabili dal 16 ottobre e con appuntamenti speciali guidati per due weekend, 21-22 ottobre e 28-29 ottobre, alle ore 11, previa prenotazione). Tra queste, il completo blu composto da un lupetto di lana e pantaloni di fustagno su cui troneggiano un giaccone di pelle lisa (Sartoria Tirelli) e un berretto da marinaio (Sartoria Nori) indossati da Favino in “Comandante”, film che dopo aver aperto la Mostra di Venezia si appresta ad arrivare in sala il 31 ottobre e per il quale Cinecittà ha realizzato il sommergibile utilizzato per le riprese. Il costume è disegnato da Massimo Cantini Parrini già vincitore di un premio Efa, 5 David di Donatello e 3 Nastri d’Argento.
C’è anche l’abito damascato in seta laminata (Sartoria Tirelli) che Fanny Ardant indossa per il veglione immaginato da Roman Polanski in “The Palace”, in questi giorni nei cinema. Il costumista, Carlo Poggioli, fresco di Nastro d’Argento, ha realizzato per la mise anche un bolerino in velluto verde e ha richiesto, appositamente per questo allestimento, la parrucca indossata dalla Ardant durante le riprese (Rocchetti parrucche). Esposto il tailleur di lana grigia (Sartoria Tirelli) con passamanerie rosse e bottoni rivestiti che Matilda De Angelis sfoggia nella serie Netflix “La legge di Lidia Poet” e che verrà usato anche per la seconda stagione, ancora inedita. Per il guardaroba della prima avvocatessa d’Italia, figura realmente esistita, il costumista Stefano Ciammitti ha deciso di unire lo stile classico vittoriano a fantasie quasi punk.
Il pittoresco abito di Zsolt Anger
Il risultato sono creazioni con una grande attenzione ai tessuti come quelli delle tessiture veneziane Bevilacqua e Fortuny, che mescolano nuovi pezzi al recupero di originali. In mostra anche il pittoresco abito di Zsolt Anger, alias il direttore del Circo Budavari ne “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti. Per realizzare il completo spezzato (Sartoria Il Costume) formato da pantaloni gessati in velluto, gilet damascato e giacca in cotone e raso rosso con rever di paillette, la costumista Silvia Segoloni ha dapprima studiato gli abiti degli artisti nei circhi ungheresi degli anni ’50 e poi ha lavorato al fianco di veri circensi per comprenderne meglio le esigenze tecniche.
Nelle teche dell’esposizione anche l’originale foggia di un’armatura sui generis (Costumi d’arte – Peruzzi) quella di Lino Musella in “Il Pataffio” (2022) di Francesco Lagi, ideale sequel de L’Armata Brancaleone che ha visto l’attore indossare un lungo corpetto trapuntato realizzato da cotone grezzo con finiture in pelle e vere piume e i due abiti (Costumi d’arte – Peruzzi) realizzati per “L’ultimo Imperatore” (1987) di Bernardo Bertolucci dal tre volte premio Oscar James Acheson. Kolossal da 9 premi Oscar, girato tra la Cina e Cinecittà, che richiese la realizzazione di 20000 abiti: un’impresa che Acheson riuscì a portare a termine grazie all’impiego di 9000 sarti scovati nelle tessiture di Hong Kong. A chiudere idealmente questa nuova selezione Cinecittà si Mostra, ci sono due esemplari di quello sconfinato guardaroba, indossati da comparse nei panni di ricchi dignitari cinesi. Alle sete di entrambi sono state cucite delle passamanerie per creare i contorni di disegni e figure il cui interno è stato poi dipinto a mano. Rifiniscono il tutto, lunghe collane dai grani in ottone e cappelli con cordoncini e crini di cavallo.