Vertice Ue su Medio Oriente, immigrazione, Ucraina ed economia

Vertice Ue su Medio Oriente, immigrazione, Ucraina ed economia
26 ottobre 2023

Comincia oggi alle 15 un Consiglio europeo che avrebbe dovuto originariamente essere dedicato a temi come la continuazione del sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa, l’immigrazione, la revisione di medio termine del bilancio pluriennale 2021-2027 dell’Ue, le questioni economiche e la competitività delle imprese dell’Unione, ma che non potrà non occuparsi anche del riaccendersi del conflitto in Israele e Gaza con i rischi di escalation in tutto il Medio Oriente. “La nostra riunione – ha scritto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel nella sua lettera ai leader per la convocazione del vertice – avviene in un momento di grande instabilità e insicurezza globale, esacerbata più recentemente dagli sviluppi in Medio Oriente. Questi sviluppi richiedono la nostra attenzione immediata, senza distrarci dal nostro continuo sostegno all’Ucraina. La nostra responsabilità è restare uniti e coerenti e agire in linea con i nostri valori sanciti dai Trattati”.

 

I capi di Stato e di governo, nella loro dichiarazione del 15 ottobre scorso, hanno comunque già definito in modo chiaro, univoco e unitario, la loro posizione sul conflitto in corso, e l’unico punto che resta da discutere è la formula con cui chiedere una pausa, o “delle pause” umanitarie, o (come suggerisce la Germania) “una finestra umanitaria” che consenta di sospendere temporaneamente e parzialmente le operazioni militari per consentire l’accesso in sicurezza agli aiuti alla popolazione della Striscia di Gaza. “Le parole sono importanti, servono per trovare accordi”, ha sottolineato una fonte del Consiglio europeo, spiegando che “la questione è sensibile. Per noi ciò che conta è avere accesso umanitario e protezione dei civili, perché l’Ue è un progetto di pace. Sul concetto di base della pausa umanitaria, mi sembra ci sia accordo, vediamo in che formula. Il dibattito è difficile, ma sono fiducioso”.

 

Nodo “cessate il fuoco”

 

“Sull’obiettivo, in realtà – ha spiegato nel pomeriggio una fonte diplomatica – c’è unità. Si vuole fornire aiuto umanitario, ma si tratta di decidere il linguaggio”. La questione, ha puntualizzato la fonte, è come esprimere questo concetto senza usare il termine “cessate il fuoco”, che presuppone una tregua generale stipulata tra due eserciti, espressione entrambi di uno Stato, che devono fermarsi, mentre in questo caso si tratta di un conflitto tra uno Stato, Israele, e un’organizzazione terroristica, Hamas. Un “cessate il fuoco”, in altre parole, potrebbe implicare la negazione del diritto di Israele a difendersi dagli attacchi terroristici, e dal lancio di razzi da parte di Hamas su Israele, che continua.

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“La situazione in Medio Oriente – scrive Michel nella sua lettera d’invito ai leader – è una tragedia. Abbiamo espresso la nostra posizione comune nella dichiarazione del 15 ottobre. Nel nostro incontro mi aspetto che condanniamo ancora una volta nei termini più forti possibili gli attacchi terroristici brutali e indiscriminati di Hamas contro Israele e riconosciamo il diritto di Israele a difendersi, in linea con il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale. Ribadiremo inoltre il nostro appello per il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”. “Il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza – rileva Michel nella lettera – continua a destare grave preoccupazione. Dobbiamo discutere, in primo luogo, su come garantire con urgenza l’effettiva fornitura di aiuti umanitari e l’accesso ai bisogni più elementari”.

 

Immigrazione e sicurezza

 

Un altro punto importante è quello dell’azione diplomatica per scongiurare un allargamento del conflitto. “Dobbiamo impegnarci, in un fronte unito e coerente, con i partner per evitare una pericolosa escalation regionale del conflitto”, scrive ancora il presidente del Consiglio europeo, ribadendo che “rilanciare il processo di pace basato sulla soluzione dei due Stati è l’unica via da seguire”. “Infine – aggiunge Michel -, dovremmo affrontare gli effetti di questo conflitto nell’Unione europea, esaminando le sue implicazioni per la coesione delle nostre società, la nostra sicurezza e i movimenti migratori”. 

 

A proposito del rapporto tra immigrazione e sicurezza in Europa, hanno spiegato le fonti diplomatiche, la Svezia, appoggiata da altri paesi tra cui l’Italia, chiede “un paragrafo” nelle conclusioni del vertice “sull’attacco terrorista in Belgio che ha creato forte preoccupazione. Il problema – hanno puntualizzato le fonti – non è creare un legame tra immigrazione e terrorismo, ma si tratta di affrontare le carenze molto gravi nella mancata cooperazione tra Stati membri” in materia di gestione di richiedenti asilo, che è stata dimostrata “dalla mancata estradizione e dal mancato rimpatrio del terrorista” che ha ucciso i due cittadini svedesi in Belgio. L’immigrato tunisino autore dell’attentato, Abdelsalem Lassoued, che “era arrivato a Lampedusa nel 2011 e poi si è radicalizzato, è diventato un esempio pratico del fallimento sia della collaborazione tra gli stati membri che dell’integrazione”, hanno indicato le fonti diplomatiche.

 

L’Ucraina resta una priorità

 

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Per il resto, sull’immigrazione c’è la lettera ai leader della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che è in linea, hanno rilevato le fonti, con la posizione del governo italiano, perché mette l’accento sulle cause, sulla riduzione delle partenze attraverso i partenariati con i paesi di transito e di origine come quello con la Tunisia, sui rimpatri e sulla gestione dei canali legali per fare arrivare i migranti in Europa. E prospetta un rafforzamento della missione navale dell’Ue “Irini”, dando “maggiore priorità alla lotta al traffico e alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo attraverso una maggiore sorveglianza aerea”.

 

Inoltre, il Patto su Immigrazione e asilo è andato olto avanti negli ultimi mesi ed è ormai a un passo dall’approvazione finale, con i negoziati in corso (“triloghi”) tra Consiglio Ue, Parlamento europeo e Commissione per arrivare all’approvazione finale di tutto il pacchetto legislativo. Anche se resta l’opposizione di alcuni paesi come Ungheria e Polonia “questo non impedisce né l’attuazione del Patto, né la discussione strategica” sulla politica migratoria, hanno ricordato le fonti. Quanto all’Ucraina, per il Consiglio europeo resta una priorità, anche se gli eventi tragici in Medio Oriente hanno messo per ora in secondo piano nell’opinione pubblica quest’altra guerra. Il presidente Zelensky interverrà al vertice Ue in collegamento da remoto. Mentre si avvicina l’inverno, c’è preoccupazione per gli attacchi russi alle infrastrutture critiche.

 

Rafforzare i “corridoi verdi”

 

I leader ribadiranno il loro sostegno militare, economico, politico, e umanitario agli ucraini che resistono all’invasore russo. Si discuterà del possibile uso per la ricostruzione in Ucraina degli interessi generati dagli asset russi congelati dalle sanzioni europee. “Ma la questione è complessa e serve cautela, sia sotto il profilo giuridico internazionale, con le clausole contrattuali che vincolano i soggetti che hanno in custodia gli asset congelati, sia per i rischi che comporta dal punto di vista della fiducia dei mercati, come ha segnalato la Bce. Si potrà andare avanti quando queste preoccupazioni saranno chiarite”, hanno osservato le fonti diplomatiche. Il vertice ribadirà la condanna per la deportazione di bambini e di altre persone dall’Ucraina, richiamerà la necessità di contrastare l’elusione delle sanzioni e di rafforzare i “corridoi verdi” per facilitare l’esportazione verso i paesi in via di sviluppo delle derrate agricole ucraine, e darà il suo avallo politico alla proroga fino a marzo 2025 della protezione temporanea concessa dai paesi Ue ai rifugiati ucraini.

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Un altro tema importante, ma per il quale è ancora prematuro attendere delle conclusioni, anche perché i leader in questo momento hanno altro a cui pensare, è quello della revisione di medio termine del bilancio comunitario pluriennale 2021-2027. E’ ormai chiaro, anche ai paesi più reticenti a fornire nuove risorse, che non c’è solo da finanziare il sostegno all’Ucraina, imprevisto quando il bilancio fu deciso. Servono più fondi, ad esempio, per le politiche migratorie e i partenariati con i paesi terzi, e soprattutto per ripagare il debito contratto sui mercati per finanziare il “NextGenerationEU”, a causa dei forti rincari, inaspettati, dei tassi d’interesse. La discussione, basata sulla proposta di revisione della Commissione, sarà aperta, si cercheranno delle convergenze, restando fermi il senso di urgenza per un accordo che va concluso entro l’anno, e la logica “di pacchetto” del negoziato, per cui “non ci sarà accordo su niente se non c’è accordo su tutto”.

 

Allargamento dell’Unione

 

La presidenza di turno spagnola del Consiglio Ue ha lavorato molto su questo, e ora spetta ai leader decidere quali sono le nuove priorità e come finanziarle. La decisione finale è attesa al prossimo Consiglio europeo, in dicembre. Sempre nella prima giornata del vertice, i leader discuteranno anche di allargamento dell’Unione, su cui la Commissione presenterà il suo rapporto l’8 novembre. Si parlerà dei paesi candidati dei Balcani, e in questo quadro i leader chiederanno che una normalizzazione urgente dei rapporti Serbia-Kosovo, sempre più tesi. E verranno menzionati anche i progressi per le prospettive di adesione di Ucraina, Georgia e Moldova.

 

Verrà affrontato anche il tema delle tensioni tra Armenia e Azerbaijan, dopo l’intervento militare azero nell’enclave armeno del Nagorno-Karabakh. Il Consiglio europeo si impegnerà a fornire assistenza umanitaria e mediazione tra le parti. Il vertice Ue proseguirà poi venerdì con la discussione dei temi economici (soprattutto su come tutelare e rafforzare la competitività delle imprese europee a livello internazionale) e l’Eurosummit, a cui parteciperanno anche la presidente della Bce Christine Lagarde e il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, che riferirà sull’avanzamento dei progetti di Unione dei mercati dei capitali e di Unione bancaria, sui negoziati per la riforma del Patto di Stabilità, e anche sul completamento del processo di ratifica del Mes (il Fondo salva-Stati), bloccato ormai solo dall’Italia.

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