La legge di Bilancio è “in dirittura d’arrivo” e ora serve una approvazione rapida per dare una prova di “compattezza” della maggioranza. Giorgia Meloni lascia il Consiglio europeo di Bruxelles dopo due giorni in cui nonostante una fitta agenda europea – Medio Oriente, Ucraina, migranti, revisione del Patto di stabilità e del Quadro finanziario pluriennale – non ha potuto distrarsi dai fatti al centro della politica italiana, a partire dalla manovra. Ieri sera era dovuta intervenire per ‘stoppare’ la misura che avrebbe consentito all’Agenzia delle Entrate l’accesso diretto ai conti correnti dei contribuenti in debito con l’erario, contro cui si era subito mossa la Lega. Ma pure Forza Italia aveva fatto filtrare il suo malcontento, chiedendo anche di rivedere la cedolare secca al 26% sugli affitti brevi.
Meloni ostenta tranquillità, ma da Roma, anche questa mattina, sono arrivati segnali di fibrillazioni. A testimoniarlo gli interventi, a breve distanza, dei due vice premier: abbiamo “chiuso” la manovra, aveva detto Matteo Salvini poco prima delle 13; “la manovra non è chiusa”, aveva invece twittato Antonio Tajani appena un’ora dopo. Ancora un’ora e il Mef annunciava l’invio del disegno di legge a Palazzo Chigi. “Nelle prossime ore la manovra sarà inviata in Parlamento, siamo in dirittura d’arrivo”, conferma da Bruxelles Meloni, che smentisce categoricamente di avere “problemi” con Tajani e Salvini. Proprio a proposito dei rapporti con il leader della Lega, Meloni apostrofa – nel doorstep alla sala della Lanterna – un cronista: “Posso approfittare per dire ai colleghi che l’articolo che lei ha scritto questa mattina era un tantino inventato? Non ho fatto nessuna sfuriata contro Salvini ieri”.
Dare un “segnale di compattezza”
Comunque sia, dopo una gestione delle bozze che ha creato più di qualche confusione e (sua) arrabbiatura, la premier sente di dover inviare un nuovo richiamo alla sua maggioranza. L’obiettivo – scandisce – è dare un “segnale di compattezza”, approvando la manovra “compatibilmente con il dibattito parlamentare, in tempi rapidi”. Dunque rilancia quanto aveva già concordato, ovvero la richiesta al centrodestra di non presentare emendamenti, una “buona idea” per dare “un segnale che lavoriamo velocemente, compatti”. Ancor prima della manovra però, a fine novembre, la maggioranza dovrà superare uno scoglio non semplice, quando in Parlamento arriverà il Mes, che solo l’Italia non ha ratificato. Del Meccanismo salva Stati si è parlato questa mattina all’Eurosummit, ma senza entrare – secondo quanto si apprende da fonti europee – nel “caso” italiano. A margine, però, dal presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe è arrivato l’ennesimo richiamo a Roma perchè “è nell’interesse di tutti che il Mes venga ratificato”.
“Non ci sono problemi con Mediaset”
A lui Meloni replica affermando, ancora una volta, di ritenere il via libera al Mes “secondario rispetto alla prima trattativa che è quella sul Patto di stabilità”. Dall’Italia arrivano anche gli strascichi del “caso” Giambruno: secondo rumor e analisi, dopo la diffusione dei fuori onda di ‘Striscia la notizia’ i rapporti di Meloni con Mediaset (dunque con Marina e Pier Silvio Berlusconi) sarebbero ai minimi termini. Quello tra governo e Mediaset, garantisce però la premier, “è un rapporto tra il governo e una grande azienda italiana. Ho letto moltissime ricostruzioni, compreso il fatto che io non sarei soddisfatta di quello che Marina Berlusconi ha detto su di me. Io penso che una cosa sia raccontare i problemi un’altra cosa è crearli: non ci sono problemi con Mediaset”. Al ritorno a Roma la presidente del Consiglio dovrà prendere in mano anche il caso del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, al centro delle polemiche per un presunto debito con il fisco e per i cachet ottenuti per suoi interventi.
A chi le chiede se le deleghe a Sgarbi saranno ritirate, la premier risponde ammettendo di non aver avuto il tempo di esaminare la questione, ma “il ministro Sangiuliano ha scritto all’Antitrust, aspettiamo le risposte dell’Antitrust e poi valuteremo nel merito”. Per quanto riguarda il summit, Meloni si dice “soddisfatta” perchè nelle conclusioni “c’è una forte presenza degli interessi italiani”. Tra le altre cose, nella trattativa sul nuovo Patto di stabilità pur partendo da posizioni “divergenti” sono stati fatti “passi avanti”. Anche sui migranti, definisce “impensabile” un anno fa il risultato raggiunto di dare “attuazione pratica di una strategia fortemente promossa dall’Italia”. Sul Medio Oriente, ieri, il Consiglio aveva raggiunto non senza qualche difficoltà un’intesa. “L’Ue – sottolinea la premier – ha le stesse priorità dell’Italia: fare del nostro meglio per evitare un’escalation, lavorare sul fronte umanitario e su una soluzione strutturale di lungo periodo” sulla base del principio “due popoli due Stati”. La guerra tra Israele e Hamas, però, non deve far dimenticare l’aggressione all’Ucraina, a cui “abbiamo confermato il pieno sostegno”. askanews