Primo ok Camera su Premierato entro elezioni Europee, Meloni vuole sprint

Primo ok Camera su Premierato entro elezioni Europee, Meloni vuole sprint
Giorgia Meloni
30 ottobre 2023

“Piena condivisione del progetto di riforma costituzionale che prevede l`elezione diretta del Presidente del Consiglio”. E’ quanto emerso dal vertice di maggioranza di oggi, al quale hanno partecipato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministri e vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, Lorenzo Cesa dell’Unione di Centro e Maurizio Lupi di Noi Moderati. Il testo del disegno di legge – informa Palazzo Chigi – sarà esaminato dal Consiglio dei ministri previsto per venerdì 3 novembre. Ma Meloni intende accelerare, e punta ad approvare in prima lettura alla Camera il ddl sulle riforme prima delle Europee del maggio 2024.

L’iter parlamentare del ddl Casellati – spiegano fonti parlamentari di maggioranza – partirà infatti da Montecitorio, mentre il Senato è impegnato sull’Autonomia. E l’auspicio è che si possa arrivare ad avere l’ok almeno della Camera prima del voto per l’Europarlamento. Quanto ai contenuti, dalla maggioranza assicurano che la soluzione trovata sulla norma anti-ribaltone “rispetta le proerogative del Capo dello Stato”: il Parlamento può sfiduciare il presidente del Consiglio eletto senza far scattare automaticamente il voto anticipato, ma avendo la possibilità – contestualmente – di eleggere un nuovo premier, purchè a sostenerlo sia “la stessa maggioranza” uscita vittoriosa dalle urne e con “lo stesso programma di governo” votato dagli italiani. Una procedura che però potrà essere applicata al massimo una volta nell’arco di una legislatura.

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“Voto italiani conterà di più”

 

“In arrivo venerdì in Consiglio dei ministri una riforma di buonsenso – scrive su X, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini -. Niente governi tecnici, ribaltoni, cambi di maggioranze e partiti al governo, niente nomine di nuovi senatori a vita. Il voto degli Italiani conterà finalmente di più”. “Oggi a Palazzo Chigi la maggioranza ha dato il via libera alla presentazione del mio disegno di legge sulla riforma costituzionale nel Consiglio dei ministri dì venerdì 3 novembre – scrive sui social la ministra delle Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati -. Ancora una volta il centrodestra si conferma compatto. Abbiamo fatto un grande passo avanti verso la ‘riforma delle riforme’ che darà stabilità al Paese e restituirà centralità al voto dei cittadini con l’elezione diretta del premier”. 

Insomma, entra la norma anti-ribaltoni nella bozza di riforma per l’introduzione del premierato. In pratica, in caso di cessazione dalla carica del premier, secondo quanto prevede la bozza, il presidente della Repubblica può conferire l’incarico di formare il governo allo stesso presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento al presidente eletto. Il presidente della Repubblica mantiene anche il potere di nominare i ministri, dietro indicazione del premier. La riforma, oltre a rivoluzionare la forma di governo introducendo l’elezione diretta del presidente del Consiglio, è accompagnata da una legge elettorale maggioritaria a turno unico che assicurerà alla coalizione o al partito con più voti (senza quorum) il 55% dei seggi in Parlamento.

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Senatori a vita non più dal Colle

 

Il presidente del Consiglio incaricato ha a disposizione due tentativi per ottenere la fiducia: se falliscono c’è lo scioglimento obbligatorio di entrambe le Camere (sparisce la possibilità di scioglierne solo una) e il ritorno al voto. Prevista anche l’abolizione – per il futuro – della figura dei senatori a vita di nomina presidenziale, una vecchia proposta di Fratelli d’Italia: la carica continuerà a essere attribuita (di diritto) solo agli ex capi dello Stato. La bozza infatti abroga il secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione, che attribuisce il potere di nomina al Quirinale. L’ultimo articolo del testo, rubricato “Norme transitorie”, precisa però che “fino al termine del loro mandato, i senatori di diritto a vita nominati ai sensi del previgente secondo comma dell’articolo 59 restano in carica”. Dovrebbe esserci, infine, una “norma anti-ribaltone” che consentirà al presidente della Repubblica, in caso di caduta del governo, di affidare un nuovo incarico solo al premier dimissionario o a un altro parlamentare della maggioranza uscente, allo scopo di “attuare le dichiarazioni relative all’indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il governo del presidente eletto ha chiesto la fiducia delle Camere”.

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