Meloni-Frodo contro tutti ad Atreju. “Non vi libererete di me”

Meloni-Frodo contro tutti ad Atreju. “Non vi libererete di me”
Giorgia Meloni e Frodo Baggins
17 dicembre 2023

Il registro è sempre quello del fortino assediato. O per dirla con l’amato Tolkien, di una perenne battaglia per la difesa di Minas Tirith. Davanti alla platea della festa di Atreju, Giorgia Meloni rispolvera ancora una volta l’immaginario del suo libro preferito, ‘Il signore degli anelli’, per tracciare un bilancio di questi primi 14 mesi di governo, identificare (talvolta senza nominarli) gli avversari, gratificare un pubblico di sostenitori che, 25 anni dopo la prima edizione, si ritrova anche a celebrare il conquistato ‘potere’.

E’ un discorso molto identitario quello che la presidente del Consiglio pronuncia in chiusura della festa che si è svolta nei guardini di Castel Sant’Angelo. Premette che ha un problema di voce ma poi parla per 70 minuti, mettendosi nei panni di un novello Frodo Baggins per ammettere che, certo, l’anello del potere è “insidioso” ma la “compagnia è più forte”. “Quell’anello non ci avrà mai: siamo le stesse persone che eravamo ieri e domani saremo le stesse persone che siamo oggi”, dice. Ma il suo è anche un discorso all’attacco. Prima di tutto della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. È stata un po’ la convitata di pietra di questi quattro giorni dopo la sua decisione di non accettare l’invito a prendere parte a un dibattito. Non c’è esponente di Fratelli d’Italia che non l’abbia criticata per questo e Giorgia Meloni non è da meno.

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“Quello che le voglio dire è che puoi anche decidere di non partecipare, ma non per questo devi insultare chi ha accettato questo invito perché ha avuto un coraggio che a voi difetta”. Non manca una stoccata anche a Giuseppe Conte che si è “auto invitato”. Per i due leader dei partiti di opposizione Meloni cita l’Ecce Bombo di Nanni Moretti e il famoso “mi si nota di più…”. La presidente del Consiglio però, pur attaccando a testa bassa su Superbonus e reddito di cittadinanza, non chiama mai per nome il leader del M5s. A dimostrare, ancora una volta, che ritiene più utile politicamente alimentare il dualismo con la segretaria dem. Critica, senza nominarlo, anche Roberto Saviano che scrive di camorra “perché fa vendere di più”. Ma anche Chiara Ferragni che “fa credere che si farà beneficenza” con i panettoni solo per avere “cachet milionari”. 

La premier ripercorre questi 14 mesi di governo prendendola alla lontana, difendendo il primo criticatissimo decreto anti rave. Ammette che magari sull’immigrazione non si stanno avendo ancora i risultati attesi ma è solo perché, dice, invece di prendere una “scorciatoia” preferisce cercare una “soluzione definitiva” anche a costo di “perdere in termini di consenso”. Critica anche la gestazione per altri perché “i bambini non si vendono” e “la maternità non è un business”, dichiarandosi fiera della legge che lo porterà in Italia a essere considerato reato universale.

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Parole che offrono, di fatto, su un piatto d’argento la possibilità per l’opposizione di farle sommessamente notare che forse avrebbe dovuto parlarne con il suo super ospite, Elon Musk. Sparisce, nelle parole della premier, qualsiasi attrito con gli alleati di governo Matteo Salvini e Antonio Tajani, intervenuti poco prima di lei. Concede, en passant, che saranno fatte sia l’autonomia differenziata (cara alla Lega) che la riforma della giustizia (cavallo di battaglia di Forza Italia) ma è sul ‘suo’ premierato che si sofferma. Per garantire che andrà in porto ma anche che lei non farà l’errore di Matteo Renzi “perché il referendum non è su di me, ma sul futuro”. 

La presidente del Consiglio dice anche che il prossimo sarà un anno con “sfide imponenti”: tra queste anche le elezioni Europee di giugno che definisce un “memorabile appuntamento con la storia”. Quello che non fa è annunciare, come in molti si aspettavano facesse, la sua intenzione di candidarsi per guidare le truppe di Fratelli d’Italia. Dal fortino, Meloni intravede all’orizzonte anche tentativi di disarcionarla “con ogni mezzo anche non proprio legittimo”. Ma il messaggio che manda da quella che definisce la sua “casa” è che la sua legittimazione è nelle mani degli elettori e per lei è tutto ciò che conta. “Solo gli italiani – sostiene – possono decidere quando sia ora di dire basta, fin quando io saprò che ho alle spalle il consenso del popolo italiano non c’è verso di liberarsi di me”.

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