In confronto tanto atteso quello tra papa Francesco e il cardinale Raymond Leo Burke, eminente canonista americano e bastione dei prelati ultraconservatori all’interno del Vaticano. Un incontro preceduto da mesi di indiscrezioni e polemiche, alimentate dal duro approccio di Jorge Mario Bergoglio nei confronti del dissenso interno alla curia. Questa “guerra” silenziosa ha avuto origine durante i due sinodi sulla famiglia e l’emissione dell’esortazione Amoris Laetitia, che ha aperto la strada alla comunione per i divorziati e i risposati.
Il conflitto è esploso in tutta la sua furia con la presentazione dei Dubia da parte di un gruppo di cardinali guidati proprio da Burke. Queste richieste di chiarimento costituiscono una critica diretta alla politica ecclesiastica del Pontefice, in particolare riguardo alla benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso. E così la giornata di Bergoglio è iniziata con un colloquio complesso e piuttosto schietto con quello che considera il suo antagonista in curia Burke, già a capo del supremo tribunale della Segnatura Apostolica e precedentemente ‘cappellano’ dell’Ordine di Malta.
Stop a casa e stipendio
Da una riunione inter-dicasteriale è trapelato che Francesco avrebbe ordinato ai capi dicastero competenti di procedere per vie amministrative, revocando all’alto prelato americano l’appartamento, lo “stipendio” (il cosiddetto Piatto Cardinalizio da circa 5mila euro al mese) e vari altri sostegni pensionistici e sanitari. Questa decisione decisa ha provocato reazioni anche al di fuori della cerchia ultraconservatrice. Secondo fonti interne al Vaticano, sembra che Bergoglio consideri Burke un vero e proprio “nemico”, definendo l’incontro odierno come “complesso e piuttosto schietto”. L’enfasi del Pontefice su tale dissidio è emersa sin dai tempi in cui Burke era prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica.
Tuttavia, dal 2014, il cardinale statunitense è stato “retrocesso” al ruolo onorifico di patrono dello Smom, a soli 66 anni. Un ruolo che formalmente è durato fino allo scorso giugno, nonostante la sua inattività dal 2017, in seguito alla crisi nell’Ordine di Malta. Negli anni, il cardinale americano è diventato un punto di riferimento per il mondo cattolico che vede con disagio lo stile di governo di Papa Francesco. Burke è stato tra i firmatari dei primi Dubia su Amoris Laetitia nel 2016 e anche sui secondi resi pubblici in occasione dell’apertura del Sinodo sulla sinodalità. La risposta del Pontefice a quest’ultima critica non è stata considerata soddisfacente dai firmatari. Questo passaggio di Burke potrebbe non essere stato gradito a Francesco, il quale durante una riunione con i capi dicastero lo scorso novembre ha annunciato l’intenzione di togliere stipendio e appartamento al cardinale americano.
Spaccatura interna alla Chiesa
Nel tentativo di far luce sulle domande teologiche sollevate, Francesco aveva scritto al cardinale Burke e al suo confratello Brandmüller per rispondere a cinque quesiti, incluso quello relativo alle benedizioni delle unioni tra persone dello stesso sesso. La risposta è stata pubblicata ad ottobre e, da allora, Burke non ha commentato la dichiarazione di Fiducia Supplicans, che ha suscitato reazioni contrastanti tra le conferenze episcopali e i vescovi di tutto il mondo. Questo contesto ha portato a un distacco sempre più marcato tra il Pontefice e il cardinale americano, noto per le sue posizioni conservative e il suo attaccamento alla tradizione e alla dottrina. La decisione di Francesco di revocare all’alto prelato l’appartamento vaticano e lo stipendio è stata interpretata come una punizione nei confronti del cardinale.
Alcuni sostengono che Burke, essendo benestante, non avesse bisogno dei fondi vaticani, mentre altri affermano che la sua situazione finanziaria potrebbe essere diversa da quella immaginata. In sostanza, questa frattura sempre più profonda all’interno della Chiesa tra la corrente conservatrice e quella più aperta alle innovazioni è destinata a rendere la situazione ancor più complessa. La rimozione di Burke potrebbe non solo acuire le tensioni ma anche avere ripercussioni sul finanziamento della Chiesa stessa, essendo in parte dipendente dalla generosità di sostenitori conservatori vicini a Burke. La spaccatura interna alla Chiesa si approfondisce, mentre l’uscita di Burke potrebbe non essere sufficiente a placare gli animi infuocati.