Xi: “La Cina sarà riunificata a Taiwan”. E Taipei pensa a Cpi

Xi: “La Cina sarà riunificata a Taiwan”. E Taipei pensa a Cpi
1 gennaio 2024

In risposta alle crescenti tensioni con la Cina, Taiwan sta valutando seriamente l’opzione di aderire alla Corte Penale Internazionale (CPI), un mossa strategica finalizzata a proteggere l’isola da un possibile attacco cinese. Secondo quanto riferito dal The Guardian, questa mossa potrebbe portare alla possibilità di indagini internazionali e, potenzialmente, a un mandato di arresto nei confronti del presidente cinese Xi Jinping in caso di invasione. L’azione di Taipei scatta subito dopo la dichiarazione del presidente cinese Xi Jinping in occasione del discorso di fine anno, secondo cui la “riunificazione” con Taiwan è una “inevitabilità storica”. “Tutti i cinesi su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan – ha aggiunto il leader di Pechino – dovrebbero essere legati da un obiettivo comune e condividere la gloria del rinnovamento della nazione cinese”.

Nel suo intervento, Xi ha rivendicato il buono stato di salute dell’economia del Dragone, definita “più resiliente e più dinamica di prima”. Il presidente cinese ha sottolineato anche la necessità di “mantenere prosperità e stabilità a lungo termine” e di “una migliore integrazione nel grande piano di sviluppo nazionale” delle regioni semiautonome di Hong Kong e Macao. Ricordiamo che la Corte Penale Internazionale, con sede all’Aia, è lo stesso tribunale che lo scorso marzo ha emesso un mandato di arresto contro il presidente russo Vladimir Putin per la deportazione forzata di bambini dall’Ucraina. L’attenzione così si sposta sull’Asia orientale, con Taiwan che cerca di garantire la sua sicurezza in un contesto geopolitico sempre più complesso. L’adesione di Taiwan alla CPI non è, tuttavia, un percorso lineare.

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L’isola dovrebbe prima firmare lo Statuto di Roma, il trattato che istituisce la CPI, e successivamente presentare una richiesta di adesione al segretario generale delle Nazioni Unite. La questione diventa ancor più complessa dal momento che Taiwan non è attualmente un membro delle Nazioni Unite e gode del riconoscimento internazionale solo da parte di 13 Paesi. L’ipotesi di un coinvolgimento della CPI nel contesto delle tensioni tra Taiwan e Cina è un segnale della crescente preoccupazione dell’isola per la sua sicurezza e per la minaccia potenziale rappresentata da Pechino. Con il riconoscimento di Taiwan limitato a pochi Stati, l’isola sta cercando vie alternative per garantire la sua protezione e difendere la sua sovranità.

La mossa di Taiwan arriva in un momento in cui le tensioni nello Stretto di Taiwan sono ai massimi livelli, con continue incursioni cinesi nello spazio aereo taiwanese. L’isola ha già espresso preoccupazione per la crescente aggressività della Cina e la volontà di difendersi da qualsiasi minaccia esterna. L’eventuale adesione di Taiwan alla CPI potrebbe dunque rappresentare un banco di prova cruciale per la comunità internazionale, che dovrà valutare l’equilibrio tra la sicurezza di un’isola democratica e il rispetto degli intricati equilibri geopolitici nell’area asiatica. La situazione è in rapida evoluzione, e gli occhi del mondo sono ora puntati su come questa mossa influenzerà gli sviluppi futuri delle relazioni tra Taiwan e Cina.

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