Le recenti dichiarazioni di Vladimir Putin, che ha definito i paesi baltici una minaccia per la sicurezza della Russia, hanno innescato una reazione pronta e decisa da parte di Lituania, Lettonia ed Estonia. I tre Stati, che hanno una storia complessa di subordinazione durante l’era sovietica, stanno ora affrontando una crescente tensione geopolitica, complice anche la guerra in corso tra Russia e Ucraina. I tre Stati, repubbliche dell’Urss fino al suo scioglimento nel 1991 dopo essere state annesse nel 1940 in seguito al patto Molotov-Ribbentrop tra sovietici e nazisti, sono tra i più convinti sostenitori dell’opinione che se non verrà sconfitto in Ucraina, il presidente Vladimir Putin attaccherà anche Paesi della Nato. A partire da questi piccoli Stati vicini ai confini della Russia e della Bielorussia. Questa inquietudine è stata ribadita dal presidente americano Joe Biden, che cerca il sostegno del Congresso per fornire nuovi aiuti a Kiev.
In risposta a queste minacce percepite, i ministri della Difesa di Lituania, Lettonia ed Estonia si sono riuniti a Riga per firmare un accordo che prevede la realizzazione di difese comuni. “Abbiamo raggiunto un’intesa cruciale per garantire la nostra sicurezza di fronte alle recenti minacce espresse dal Cremlino”, ha dichiarato il ministro della Difesa estone, Hanno Pevkur. “L’unione delle nostre forze è fondamentale per preservare la stabilità nella regione e proteggere i nostri cittadini”, ha aggiunto. Il ministro lettone della Difesa, Andris Spruds, ha confermato il progetto, dichiarando: “Stabiliremo una linea di difesa baltica per difendere il fianco orientale della NATO e negare la libertà di movimento ai nostri avversari”. Queste dichiarazioni sottolineano l’importanza strategica della collaborazione tra i paesi baltici per fronteggiare potenziali minacce.
Le dichiarazioni dei leader baltici riflettono la crescente preoccupazione per l’instabilità nella regione. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recentemente completato un tour tra le capitali dei paesi baltici, ribadendo l’importanza del sostegno reciproco. “La guerra della Russia in Ucraina ha dimostrato che, oltre alle apparecchiature e alle munizioni, sono necessarie anche installazioni difensive fisiche al confine”, ha dichiarato il presidente estone. L’Ucraina intanto continua ad attaccare con i suoi droni infrastrutture energetiche in territorio russo, con bombardamenti che se non sono della stessa portata di quelli russi sul suo territorio, hanno comunque un importante valore simbolico dimostrando le capacità di reazione delle forze di Kiev.
Una fonte dell’intelligence militare ha rivendicato la responsabilità di un raid compiuto stamane su un deposito di petrolio nella regione di confine di Bryansk, dove sono andati a fuoco quattro grandi serbatoi. L’attacco è avvenuto nella località di Klintsy. Il governatore, Alexander Bogomaz, ha detto che un velivolo senza pilota ucraino, intercettato dalle difese russe, prima di essere distrutto ha sganciato sul deposito gli ordigni che trasportava. Parallelamente, l’Ucraina si prepara a un possibile nuovo attacco russo nelle prossime settimane, quando il terreno ghiacciato faciliterà gli spostamenti delle truppe nemiche. Il primo ministro ucraino Denis Shmigal ha annunciato il finanziamento di 427 milioni di euro per la costruzione di strutture tecniche ed ingegneristiche, evidenziando l’impegno del paese nel rafforzare le proprie capacità difensive.