Israele ha lanciato un attacco militare contro l’Iran alle prime luci dell’alba, intorno alle 4.30 del mattino. Almeno tre diverse esplosioni sono state denunciate nei pressi della base militare di Isfahan, nel sud del paese. Teheran ha immediatamente disposto l’allarme aereo e le massime misure di sicurezza su tutto il territorio e i cieli nazionali. Secondo le fonti di informazione statali, tutti i siti nucleari risultano al sicuro e “sono stati neutralizzati tutti i droni”, smentendo le prime informazioni che accreditavano anche un attacco con missili. Inoltre, ha riferito che “non risultano allo stato vittime né danni particolari”.
Finora, i media iraniani non hanno citato Israele come responsabile dell’attacco militare, avvenuto nel giorno dell’85esimo compleanno dell’Ayatollah Khamenei. Tel Aviv, per parte sua, nelle prime conferme di media e autorità statali, ha sottolineato che l’offensiva rappresenta un contrattacco “limitato” all’aggressione subita dall’Iran nei giorni scorsi e diretto contro “una minaccia all’esistenza del nostro Paese”. Israele non ha disposto finora misure di sicurezza particolari al proprio interno: lo spazio aereo non è stato chiuso, né è stata disposta la chiusura di scuole e uffici pubblici per la giornata.
Fonti della difesa statunitense hanno fatto sapere che gli Stati Uniti “sono stati informati da Israele” della decisione di attaccare all’alba ma “in alcun modo lo hanno avallato”. Questo pone gli Stati Uniti in una posizione delicata, poiché devono bilanciare la loro stretta alleanza con Israele con la necessità di mantenere la stabilità nella regione, evitando un’escalation che potrebbe avere conseguenze devastanti per tutti i protagonisti coinvolti.
Quest’ultimo sviluppo è destinato a innescare ulteriori tensioni e ritorsioni nel già instabile scenario del Medio Oriente. Con l’Iran e Israele che hanno storicamente mantenuto posizioni ostili l’uno nei confronti dell’altro e con gli Stati Uniti che cercano di giocare un ruolo di mediatore, l’equilibrio della regione pende su un filo sottile. È cruciale che tutti gli attori coinvolti esercitino massima cautela e cercano di risolvere le loro divergenze attraverso il dialogo e la diplomazia, per evitare una catastrofe regionale di proporzioni inimmaginabili.
Crosetto: lavoriamo per la pace
“L’impegno dell’Italia continua a essere quello che è stato in questi anni, noi lavoriamo per la pace e stiamo cercando di evitare l’escalation su tutti i fronti che si sono aperti nel mondo. Il nostro contributo è un contributo al dialogo quindi, quello che abbiamo fatto, continuiamo a farlo, osservando con preoccupazione quello che accade ma cercando, per quello che è possibile all’istituzioni italiane, di buttare acqua sul fuoco”. Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto ha commentato il recente contrattacco da parte di Israele all’Iran, parlando a margine del giuramento congiunto degli allievi delle scuole marescialli dell’Esercito e dell’Aeronautica Militare, avvenuto nella mattinata di venerdì 19 maggio all’aeroporto militare di Viterbo.
“Le Forze Armate – ha aggiunto Crosetto – sono quelle che proteggono la democrazia e che proteggono la pace e la sicurezza di un Paese. Quindi, questi ragazzi sono quelli sulle cui gambe, sulle cui braccia camminerà il nostro futuro e il futuro delle istituzioni. Una grande responsabilità e una scelta fatta in un momento così difficile mi porta a rispettarla ancora di più”.