Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è stato sottoposto a un interrogatorio che si è concluso dopo quasi 9 ore nella caserma della Guardia di Finanza di Molo Giano nel porto di Genova. Toti è da più di due settimane agli arresti domiciliari nell’ambito della maxi inchiesta della Procura di Genova sulla corruzione in Liguria. Durante l’interrogatorio, avrebbe risposto a tutte le domande dei pubblici ministeri.
Nella memoria difensiva di 17 pagine depositata, il governatore ligure spiega il suo operato. “Nel mio percorso politico – scrive Toti – ho sempre perseguito l’interesse pubblico il quale è il fine unico ed ultimo della mia azione politica”. “Non mi sono mai sentito debitore nei confronti di chi aveva contribuito alla mia iniziativa politica: il fatto di essere contributore o comunque politicamente vicino non ha mai rappresentato un titolo per ricevere da parte mia favori o trattamenti preferenziali. Del pari non vi è mai stato alcun mio atteggiamento che potesse in qualche modo dare adito a tale pensiero”.
Toti afferma di aver sempre perseguito l’interesse pubblico come fine unico e ultimo della sua azione politica. Ha negato di essersi mai sentito debitore nei confronti di chi aveva contribuito alla sua iniziativa politica e ha chiarito che il fatto di essere contributore o politicamente vicino non gli ha mai garantito favori o trattamenti preferenziali. “Vi è da parte mia la ferma volontà di collaborare, con trasparenza e onestà, alla ricostruzione della verità nel supremo interesse della giustizia, per restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la dignità che ho costantemente cercato di preservare – aggiunge Toti -“.
In sostanza, il governatore ha sottolineato che non ha mai adottato atteggiamenti che potessero dare adito a pensieri di corruzione. “Per quanto riguarda il voto di scambio è da evidenziare che vinsi le elezioni con circa 380 mila voti – prosegue -. Il sostegno della comunità Riesina si sostanzia, nelle indagini, con una certa approssimazione, di 400 voti, giusto per proporzione e per capire che l’apporto non è tale da turbare l’equilibrio democratico del voto, per altro particolarmente irrilevanti nel caso del candidato, Ilaria Cavo, a cui viene attribuito il mio appoggio”. “Nessuna utilità specifica – conclude Toti – è andata alla comunità riesina, né in posti di lavoro né altro. Trattandosi come si evince dalle stesse indagini di persone insistenti per comportamenti ed espressioni, possibile che alcune battute anche tra me e lo staff siano state interpretate fuori dal contesto con cui il tema dei riesini veniva affrontato nelle riunioni”.
L’inchiesta sulla corruzione in Liguria coinvolge anche finanziamenti ai comitati elettorali di Toti, tra cui donazioni da aziende del settore dello smaltimento dei rifiuti. Le accuse riguardano presunti favori ottenuti tramite corruzione, come concessioni al Porto di Genova. “Come emerge chiaramente dagli atti, nel rapportarmi con Aldo Spinelli – scrive ancota il governatore della Liguria – mi interessai alle questioni da lui sollevate in modo spesso disconnesso dal contesto e totalmente estraneo allo spirito della conversazione, attraverso un intervento sempre dettato dallo spirito di pubblica utilità e spesso addirittura in contrasto con gli interessi di Spinelli stesso ma a favore, di fatto, di altri operatori. Per perseguire lo sviluppo economico del porto nella sua complessità era necessario trovare un accordo tra le parti tale da evitare il contenzioso tra gli stessi. Un’eventuale vertenza sarebbe stata assai pericolosa in un momento di grande trasformazione e investimenti per il porto”.