Ai senatori della minoranza Pd Matteo Renzi aveva dato 24 ore: un giorno per decidere se andare fino in fondo nell’opposizione all’Italicum o se rientrare nei ranghi e uniformarsi alle indicazioni del partito. Ne sono bastate molte meno per arrivare allo scontro finale: i ‘ribelli’ Pd, non ravvisando aperture di merito, confermano che fanno sul serio; i renziani rispondono con durezza: “Siamo al putsch, all’assalto finale per cercare di mettere in minoranza la maggioranza”. Perché sulla legge elettorale, ancora prima che sul Quirinale, si gioca la partita della legislatura. E forse anche per questo in serata esce la notizia: alle 9 di domani mattina ci sarà un nuovo incontro tra Renzi e Silvio Berlusconi. Incontro che era ‘quotato’ molto più a ridosso delle votazioni per il Colle.
Da palazzo Chigi rassicurano, giurano che “nessuno nel governo prende in considerazione l’ipotesi che, qualunque sia l’esito di questo braccio di ferro, possa accelerare il voto anticipato o dare un colpo al governo”. Ma dalla segreteria Pd l’equazione è più netta: “Se l’Italicum fosse affossato si tornerebbe alla palude dell’aprile del 2013”, dice il vice Lorenzo Guerini. Ovvero a quando la legge elettorale era il Porcellum sub iudice, quando i dubbi sulla capacità di riformarla erano diffusi, e quando il Parlamento fu costretto a chiedere il bis di Giorgio Napolitano stante l’incapacità di eleggere un successore sotto i colpi dei 101 franchi tiratori Dem. Insomma, spiegano fonti della segreteria Pd, si tornerebbe ad una delle stagioni peggiori della politica, buttando a mare il lavoro di quasi due anni.
Del resto, anche nel faccia a faccia con i senatori i toni di Renzi non erano stati proprio concilianti: la minoranza come “un partito nel partito”, le alternative all’Italicum che si riducono al Consultellum, e 24 ore di tempo non tanto per modifiche nel merito, ma per convincere il maggior numero possibile dei dissidenti Pd a ‘ravvedersi’. Anche per questo, dopo la conferenza stampa di Miguel Gotor che ha confermato come “almeno 30 senatori Dem” sono pronti a non votare l’Italicum, arrivano le bordate delle fonti più vicine a Renzi: “Il merito della legge elettorale non c’entra nulla: è in atto l’assalto finale, un putsch per mettere in minoranza la maggioranza”, lo “showdown finale”, un vero e proprio “golpe”. Peraltro – viene fatto osservare – “la manina è quella di Gotor, idoeologo di Bersani eletto senza preferenze”. Con una suggestione che i renziani non rinunciano ad evocare e che dimostra – se ce ne fosse bisogno – come si intreccino le partite dell’Italicum e del Quirinale: “E’ significativo che l’emendamento di Gotor è il numero 101…”, come i franchi tiratori che affossarono Prodi. Insomma, nella posizione di questo “spezzone di minoranza” i renziani non ravvisano “alcuna questione di merito, è una battaglia tutta politica, che si vuole condurre alla Lega di Salvini, a Grillo, a Sel, ai Formigoni e ai Minzolini. Il tutto per mandare giù Renzi: vogliono solo colpirci”.