Tre settimane per tentare di arginare l’avanzata travolgente dell’estrema destra di Rassemblement National: il presidente francese Emmanuel Macron ha deciso di giocarsi il tutto per tutto e all’indomani della vittoria di Rn in Francia sono iniziate le grandi manovre, sulla cui riuscita i principali quotidiani – Le Monde in testa – già avanzano dubbi. I dati dalle urne per le europee minacciano una svolta senza appello: il partito di Marine Le Pen guidato da Jordan Bardella ha ottenuto il 31,47% dei voti, più del doppio dei macronisti con la capolista Valerie Hayer (14,56%), il Partito Socialista (PS) con Raphaal Glucksmann si è fermato al 13,8%.
Ma il capo dello Stato sembra scommettere che sia stato innanzitutto un voto di protesta, che può essere re-indirizzato. Oggi Olivier Faure leader del Partito Socialista e Fabien Roussel dei Comunisti Francesi (PCF) invitano la sinistra a formare “un fronte popolare” contro l’estrema destra per le elezioni legislative anticipate che si terranno il 30 giugno e il 7 luglio. Già ieri sera François Ruffin di France Insoumise (LFI) ha affermato che “uniti, possiamo vincere”. Il leader di LFI ha esortato a lanciare un messaggio da sinistra “urgente, forte, chiaro” ma già fioccano i distinguo: “Non mi allineerò a ciò che dice oggi Jean-Luc Mélenchon”, ha avvertito il primo segretario del Partito socialista.
“Ho fiducia nella capacità del popolo francese di fare la scelta più giusta per sé e per le generazioni future. La mia unica ambizione è essere utile al nostro Paese che amo tanto”, ha detto Macron per spiegare la sua scommessa sul voto anticipato, che secondo le indiscrezioni di stampa è stata presa e annunciata dal presidente durante una riunione molto ristretta e maltrado i dubbi di alcuni stretti collaboratori. Una “piccola cellula” stava lavorando all’Eliseo sulla possibilità di scioglimento del parlamento in caso di risultati come quelli poi usciti dalle urne, “una decina di persone che hanno mantenuto il segreto fino alla fine”, scrive Le Monde.
Il ministro degli Esteri Stephane Sejourné, leader del partito Rinascita del campo macronista – e che non sarebbe stato coinvolto nel piano elezioni anticipate – ha esortato a una “mobilitazione di tutte le forze repubblicane” contro l’estrema destra. “Il problema è anche che le spiegazioni iniziali che filtrano dall’Eliseo per giustificare questo scioglimento, un misto di bluff e auto-persuasione, sono così simili alle recenti trovate comunicative – dibattiti o discorsi che mettono in ombra il capo della lista Rinascimento, l’uso della guerra in Ucraina o la storia degli sbarchi alleati – che si sono rivelate tutte controproducenti”, commenta un editoriale di Le Monde.
Il rischio è che in meno di un mese la Francia si ritrovi con un primo ministro di estrema destra. Sulla prospettiva di elezioni anticipate getta un’ombra un sondaggio condotto lo scorso dicembre, quindi da prendere comunque con cautela, ma che oggi viene rilanciato alla luce del verdetto delle europee. Il rilevamento commissionato dai Repubblicani (Lr, centro-destra) all’istituto Ipsos prometteva a Le Pen 243 e 305 seggi dell’Assemblea nazionale, e quindi la maggioranza relativa o addirittura assoluta (fissata a 289 seggi).