“Penso che la grandissima parte degli amministratori, che magari hanno votato contro in ossequio a un ordine di scuderia, siano contenti e magari quando mercoledì sarà approvata questa riforma, apriranno una bottiglia di spumante”. Con queste parole, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato il disegno di legge attualmente all’esame della Camera, che prevede tra l’altro l’abolizione dell’abuso d’ufficio. L’intervento del ministro è stato diffuso durante una cena privata del Forum in Masseria, tenutasi nella villa di Bruno Vespa a Manduria.
Nordio ha espresso chiaramente la sua posizione riguardo alla riforma, sottolineando l’inutilità e l’effetto intimidatorio dell’abuso di ufficio. “Ho proposto l’abrogazione dell’abuso di ufficio perché i dati in nostro possesso ci dicono che, su circa 5000 procedimenti pendenti, in un anno le condanne si contano sulle dita di una mano, peraltro condanne collegate con reati connessi. È un reato evanescente che serve soltanto a intimidire i pubblici amministratori”, ha dichiarato il ministro. Ha aggiunto che spesso gli amministratori si trovano con la “carriera politica e la vita stessa travolte con danni irreparabili alla reputazione”, a causa dell’invio di un’informazione di garanzia che diventa uno “strumento politico di neutralizzazione dell’avversario”.
Nordio non ha risparmiato critiche all’Associazione nazionale magistrati (Anm), accusandola di essere autoreferenziale e incapace di riconoscere il calo di prestigio della magistratura. “L’Anm continua a essere autoreferenziale, a parlare bene di se stessa, a dire che tutto questo dipende dall’indipendenza e dall’autonomia della magistratura e non si rende conto che il suo prestigio – ahimè il nostro prestigio, perché io mi ritengo ancora magistrato, semel semper – è crollato”, ha affermato con fermezza.
Il ministro della Giustizia ha poi evidenziato la necessità di una riforma radicale del Consiglio superiore della magistratura (Csm). “La vera riforma rivoluzionaria è quella che riguarda il Csm”, ha sottolineato, proponendo il sorteggio sia per i componenti del Consiglio che per quelli della sezione disciplinare. Secondo Nordio, l’attuale sistema di elezione del CSM è paragonabile a quello parlamentare, dove le correnti all’interno dell’ANM giocano un ruolo dominante, paragonandole ai partiti politici.
“Il Parlamento italiano sta ai partiti come il Csm sta alle correnti, cioè le correnti sono i partiti all’interno dell’Associazione nazionale magistrati e hanno un potere immenso perché sono loro poi che designano i membri del Csm”, ha concluso Nordio, evidenziando la necessità di una riforma che possa ridurre l’influenza delle correnti e riportare il sistema giudiziario a un maggior equilibrio e indipendenza. Il dibattito sulla riforma della giustizia continua a essere uno dei temi più discussi e controversi nel panorama politico italiano, e le parole di Nordio non mancheranno di alimentare ulteriori discussioni e divisioni sia tra gli esponenti politici.