In un discorso carico di tensione e carisma, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha preso la parola davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in un momento in cui la sua nazione è coinvolta in uno dei conflitti più gravi degli ultimi decenni. Con toni fermi e spesso accesi, Netanyahu ha subito denunciato quello che ha definito “bugie e calunnie” pronunciate contro Israele durante i giorni precedenti dell’Assemblea, una delle arene diplomatiche più importanti al mondo. Il suo intervento ha fatto eco al clima di guerra che si respira in Israele, con il paese impegnato in un conflitto aspro con Hamas nella Striscia di Gaza.
Netanyahu ha spiegato che inizialmente non aveva intenzione di partecipare all’Assemblea a causa della guerra in corso, ma ha deciso di intervenire per rispondere alle accuse mosse contro Israele. “Il mio paese è in guerra, lotta per la propria vita”, ha esordito, giustificando così la sua presenza in un momento di crisi nazionale. “Ma dopo aver sentito le bugie e le calunnie rivolte al mio paese da molti degli oratori presenti su questo podio, ho deciso di venire qui e mettere le cose in chiaro”. Con queste parole, Netanyahu ha messo in chiaro che Israele non intende restare in silenzio di fronte alle critiche, molte delle quali riguardano la gestione militare della crisi con Gaza.
La guerra con Hamas e la promessa di “vittoria totale”
Il cuore del discorso del primo ministro è stato dedicato alla guerra contro Hamas, che negli ultimi mesi ha visto un’escalation di violenza senza precedenti. Netanyahu ha ribadito la determinazione di Israele a continuare l’offensiva fino a ottenere una “vittoria totale”, rifiutando qualsiasi compromesso o negoziazione fino a quando Hamas non si arrenderà completamente. “Tutto quello che deve succedere è che Hamas si arrenda, deponga le armi e rilasci tutti gli ostaggi”, ha detto Netanyahu, evidenziando che il gruppo terroristico deve assumersi la piena responsabilità della distruzione e della sofferenza che ha causato.
Tuttavia, il premier israeliano ha chiarito che se Hamas non si arrenderà, Israele combatterà fino alla fine. “Se non lo farà, combatteremo finché non otterremo la vittoria, la vittoria totale. Non c’è nessuna alternativa a questo”, ha ribadito con tono fermo. Le sue parole riflettono la visione strategica di Israele, che si concentra sull’eliminazione definitiva della minaccia rappresentata da Hamas, considerato un nemico esistenziale dello Stato ebraico.
Netanyahu ha inoltre richiamato l’attenzione sulla sofferenza dei civili israeliani, molti dei quali vivono nel terrore a causa dei continui attacchi missilistici provenienti da Gaza. Ha accusato Hamas di usare la popolazione civile di Gaza come scudi umani, sottolineando come il gruppo terroristico metta in pericolo non solo gli israeliani, ma anche i palestinesi, alimentando una spirale di violenza che rende impossibile una pace duratura nella regione.
Hezbollah e l’Iran nel mirino: l’avvertimento ai nemici di Israele
Una parte importante del discorso è stata riservata a Hezbollah e al suo principale sostenitore, l’Iran, due avversari storici di Israele nel contesto del Medio Oriente. Netanyahu ha rivendicato i successi militari recenti delle Forze di difesa israeliane (IDF), che avrebbero distrutto una grande quantità di razzi appartenenti a Hezbollah, il gruppo militante libanese, finanziato e sostenuto da Teheran. “Proprio questa settimana, l’IDF ha distrutto grandi percentuali di razzi di Hezbollah, che aveva costruito con i finanziamenti dell’Iran per trent’anni”, ha detto Netanyahu, riferendosi a una serie di operazioni che hanno messo a dura prova la capacità militare di Hezbollah.
Netanyahu ha poi parlato dell’eliminazione di comandanti militari di alto livello del gruppo libanese, che ha definito responsabili di spargimento di sangue non solo israeliano, ma anche americano e francese. “Abbiamo eliminato i comandanti militari di alto livello che non solo hanno versato sangue israeliano, ma anche sangue americano e francese. E poi abbiamo eliminato i loro sostituti, e poi i sostituti dei loro sostituti. E continueremo a umiliare Hezbollah finché tutti i nostri obiettivi non saranno raggiunti”, ha dichiarato Netanyahu, facendo chiaramente intendere che la lotta contro Hezbollah è lontana dall’essere finita.
Il premier ha quindi lanciato un messaggio chiaro all’Iran, definito come il più grande sostenitore di Hamas e Hezbollah, nonché una minaccia regionale e globale per Israele. “Ho un messaggio per i tiranni di Teheran. Se ci colpite, noi vi colpiremo”, ha detto Netanyahu, avvertendo che non esiste un luogo in Iran in cui il “lungo braccio di Israele” non possa arrivare. “Non c’è posto, non c’è posto in Iran che il braccio lungo di Israele non possa raggiungere, e questo vale per l’intero Medio Oriente”, ha aggiunto, ribadendo la volontà di Israele di difendersi a tutti i costi.
Reazioni all’Assemblea: applausi, contestazioni e defezioni
Il discorso di Netanyahu è stato accolto da reazioni contrastanti all’interno dell’Assemblea Generale. La delegazione israeliana ha applaudito con entusiasmo quasi ogni frase pronunciata dal premier, dimostrando il proprio sostegno incondizionato. Tuttavia, non tutti i presenti hanno condiviso lo stesso entusiasmo. Molte delegazioni hanno reagito con freddezza e aperta ostilità, e alcune hanno deciso di abbandonare la sala in segno di protesta mentre Netanyahu parlava.
Le tensioni sono state tali che il presidente dell’Assemblea ha dovuto richiamare all’ordine i presenti, cercando di mantenere il controllo di una situazione che rischiava di degenerare. Nonostante le contestazioni, Netanyahu ha continuato imperterrito, difendendo le azioni di Israele e sottolineando il diritto del suo paese a difendersi dagli attacchi esterni.
Le sfide della diplomazia israeliana: tra guerra e isolazionismo internazionale
Il discorso di Netanyahu ha confermato il posizionamento di Israele su uno dei fronti più caldi della geopolitica globale. L’offensiva contro Hamas a Gaza, la tensione con Hezbollah in Libano e le minacce reciproche con l’Iran rappresentano solo alcune delle sfide che Israele sta affrontando. A questo si aggiunge un crescente isolamento internazionale, con molte nazioni che criticano apertamente le azioni militari israeliane e chiedono maggiore moderazione.
Nel contesto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Netanyahu ha dimostrato che Israele non intende piegarsi alle pressioni internazionali, ma anzi rafforzerà le proprie difese e proseguirà la sua lotta contro quelli che considera nemici esistenziali. Resta da vedere se questa strategia porterà a una maggiore sicurezza per Israele o a un ulteriore inasprimento delle tensioni nella regione.