Martedì 8 ottobre potrebbe essere il giorno decisivo per l’elezione di un nuovo giudice della Corte Costituzionale. Il Parlamento italiano è convocato in seduta comune alle ore 12:30 per l’ottava votazione, nel tentativo di sostituire la ex presidente della Consulta, Silvana Sciarra, uscita dal suo incarico nel novembre 2023.
La maggioranza di centrodestra, secondo fonti vicine, sta stringendo i ranghi per ottenere una “fumata bianca”, ovvero l’elezione del giudice, per cui è necessaria la maggioranza qualificata dei tre quinti dei componenti del Parlamento. Dopo ben sette tentativi falliti, sembra che questa volta ci sia un accordo in fase di definizione su un nome che possa ottenere i voti necessari in aula. Non si esclude, inoltre, che al nuovo giudice contribuiscano anche alcuni voti provenienti dai centristi, consolidando così il risultato.
L’ordine di scuderia: presenza obbligatoria in aula
Per assicurare il raggiungimento del quorum, la premier Giorgia Meloni ha inviato un messaggio chiaro ai parlamentari del suo partito, Fratelli d’Italia (FdI): nessuna assenza sarà tollerata. “Non sono ammesse assenze da parte di alcun deputato (vale anche per i ministri, vice ministri e sottosegretari)”, si legge nel messaggio, a sottolineare l’importanza di questo voto. Questo avvertimento segue le precedenti votazioni a vuoto, tra cui quella del 17 settembre scorso, in cui, su 605 parlamentari, erano presenti solo 374, determinando un nulla di fatto.
I possibili candidati: Marini e Deodato
Sebbene i partiti mantengano riserbo sui nomi in gioco, tra i corridoi di Montecitorio si fanno sempre più insistenti i nomi di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi e noto costituzionalista, e Carlo Deodato, segretario generale della presidenza del Consiglio. Marini, in particolare, è conosciuto per il suo ruolo nella consulenza giuridica per la riforma del premierato. La scelta tra questi due profili potrebbe essere cruciale per garantire l’elezione del giudice.
Il pressing del Quirinale e l’importanza dell’elezione
Il ritardo nell’elezione del giudice costituzionale ha già attirato l’attenzione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che lo scorso 24 luglio aveva rivolto un forte monito al Parlamento per superare l’impasse. Parole simili erano state pronunciate anche dal presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, prima di lasciare il suo incarico, e dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che aveva promesso di convocare votazioni settimanali fino a quando il giudice non fosse eletto.
Con la scadenza imminente del mandato di altri tre giudici parlamentari a dicembre (Giuliano Amato, Franco Modugno e Giulio Prosperetti), l’elezione del sostituto di Sciarra diventa ancora più urgente. Secondo la legge, la Corte può funzionare solo con l’intervento di almeno undici giudici, e il plenum completo ne prevede quindici.
Martedì 8 ottobre potrebbe segnare la fine di un lungo stallo politico che ha finora impedito di completare la composizione della Corte Costituzionale. Con l’impegno e la presenza garantita dei parlamentari della maggioranza, si spera che l’ottava votazione possa finalmente portare all’elezione del nuovo giudice. I nomi di Marini e Deodato restano in pole position, ma il risultato finale dipenderà dall’abilità della maggioranza di assicurarsi i voti necessari, in un clima politico sempre più teso e cruciale per il futuro dell’ordinamento costituzionale italiano.