Attacchi israeliani in Libano e a Gaza: oltre 60 morti, un bilancio tragico

Attacchi israeliani in Libano e a Gaza: oltre 60 morti, un bilancio tragico
Raid israeliani nel Libano
10 novembre 2024

In Medio Oriente la guerra continua a mietere vittime. Nella giornata di oggi, gli attacchi israeliani nel nord del Libano e a Gaza hanno provocato la morte di decine di persone, tra cui numerosi bambini. Le informazioni provengono da soccorritori e funzionari locali, come riportato dalla BBC.

Situazione in Libano

Almeno 38 persone sono state uccise oggi in vari attacchi israeliani in Libano, di cui 23 in un raid contro una città a nord di Beirut, Aalmat, ha annunciato il ministero della Sanità libanese. Israele, in guerra aperta dal 23 settembre contro Hezbollah, ha intensificato negli ultimi giorni i suoi attacchi contro le roccaforti del movimento islamista libanese, in particolare nella periferia sud di Beirut e nel sud del Libano. Un “raid del nemico israeliano contro Aalmat, nella regione di Jbeil, ha provocato 23 morti, tra cui sette bambini, e sei feriti”, ha precisato il ministero, aggiungendo che il bilancio potrebbe aumentare ulteriormente.

Questo attacco si inserisce in un contesto di escalation militare, con Israele che ha intensificato le sue operazioni contro Hezbollah, il gruppo armato libanese sostenuto dall’Iran. Nonostante l’intensificazione degli attacchi, le Forze di difesa israeliane (IDF) non hanno rilasciato commenti specifici sull’incidente in Libano, ma hanno affermato di aver colpito obiettivi legati a “terroristi” a Jabalia, Gaza, dove hanno dichiarato di aver preso misure per ridurre i danni ai civili.

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Situazione a Gaza

In Gaza, la situazione è altrettanto grave. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa e la difesa civile controllata da Hamas, un attacco israeliano su una casa a Jabalia ha causato la morte di almeno 30 persone, tra cui 13 bambini. Questo attacco è avvenuto mentre le operazioni militari israeliane si intensificano nel nord della Striscia di Gaza. La difesa civile ha riportato che il numero delle vittime potrebbe aumentare man mano che proseguono le operazioni di soccorso. Le IDF hanno giustificato l’attacco a Jabalia affermando che il sito colpito era utilizzato da terroristi e che erano state adottate misure per proteggere i civili. Tuttavia, le crescenti perdite civili hanno sollevato preoccupazioni tra le organizzazioni umanitarie e la comunità internazionale riguardo alla condizione dei civili in queste aree.

Netanyahu: “Attacco selvaggio contro il mio ufficio”

Negli ultimi giorni, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha denunciato un attacco mediatico contro il suo ufficio, definendolo “selvaggio e sfrenato”. Ha sottolineato che, mentre il governo lavora per respingere i nemici del Paese, deve affrontare anche le fake news diffuse dai media. Netanyahu ha accusato una “ondata di fughe di notizie criminali” che, secondo lui, forniscono informazioni vitali a Iran, Hezbollah e Hamas, mettendo in pericolo Israele e i suoi combattenti. Ha descritto queste fughe di notizie come un tentativo di danneggiare la leadership del Paese durante un periodo di guerra. Nonostante ciò, ha dichiarato di essere più determinato che mai a raggiungere la vittoria assoluta.

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Contesto del conflitto

Da inizio del conflitto, quando militanti palestinesi hanno effettuato un’incursione in Israele, sono state uccise oltre 3.000 persone in Libano e più di 43.000 a Gaza, secondo fonti palestinesi. Le operazioni militari israeliane si sono espanse oltre il sud del Libano, mirando a città e villaggi in tutto il paese.Questa escalation ha portato a una crescente tensione nella regione, con Hezbollah che ha dichiarato la sua disponibilità a considerare discussioni per un cessate il fuoco solo se Israele interromperà le sue aggressioni. 

La situazione rimane critica e continua ad evolversi, con un numero crescente di vittime civili da entrambe le parti.In sintesi, gli attacchi odierni in Libano e a Gaza evidenziano la gravità della crisi umanitaria e la necessità urgente di un intervento internazionale per proteggere i civili e cercare una risoluzione pacifica al conflitto.

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