Altolà dal Quirinale: Mattarella frena sul finanziamento ai partiti

Resta ora da vedere se il Parlamento recepirà le riserve del Colle o insisterà sulla strada intrapresa

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Sergio Mattarella

Un deciso segnale di cautela arriva dal Quirinale. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrebbe espresso riserve sull’emendamento al decreto fiscale che propone una revisione del meccanismo del 2×1000 Irpef destinato ai partiti politici.

Le motivazioni del Presidente

Mattarella avrebbe sottolineato tre principali criticità:

  1. Disomogeneità di materia: la norma proposta è ritenuta estranea agli obiettivi del decreto fiscale, che dovrebbe trattare esclusivamente questioni urgenti e necessarie di carattere economico-finanziario.
  2. Necessità di una riforma autonoma: il tema del finanziamento ai partiti, per la sua rilevanza politica e istituzionale, richiederebbe un intervento legislativo organico, anziché un inserimento in un decreto legge.
  3. Impatto sulle finanze pubbliche e sulla libertà dei contribuenti: la redistribuzione delle quote inoptate solleva dubbi sull’equilibrio tra l’autonomia delle scelte dei cittadini e l’interesse dei partiti.

La proposta in discussione

L’emendamento, originariamente presentato dal Partito Democratico e riformulato dal governo, propone di:

  • Ridurre l’aliquota del 2×1000 allo 0,2×1000, abbassando la quota destinabile dai contribuenti.
  • Estendere la platea a tutti i cittadini, introducendo un meccanismo di redistribuzione anche per chi non esprime alcuna preferenza.

In base al testo, qualora un contribuente non indichi un partito specifico, la propria quota verrebbe comunque assegnata proporzionalmente alle preferenze espresse dagli altri contribuenti. Questo nuovo sistema comporterebbe un incremento significativo delle risorse destinate ai partiti, che passerebbero dai precedenti 25 milioni di euro a 42,3 milioni a partire dal 2025.

Le criticità del nuovo modello

La redistribuzione forzata delle quote inoptate ha sollevato perplessità:

  • Automatismo delle scelte: molti vedono in questo meccanismo una violazione della libertà dei cittadini, poiché anche chi non sceglie espressamente contribuirebbe al finanziamento dei partiti.
  • Aumento della dotazione ai partiti: l’incremento di fondi, quasi raddoppiato rispetto al tetto attuale, pone interrogativi sull’equità e sull’opportunità di una simile scelta in un periodo di ristrettezze economiche.

La posizione del Quirinale invita il Parlamento a una riflessione più ampia e ponderata. Il tema del finanziamento pubblico ai partiti è delicato e strategico per il funzionamento della democrazia, ma richiede trasparenza e condivisione attraverso un percorso legislativo autonomo e approfondito. Resta ora da vedere se il Parlamento recepirà l’altolà del Colle o insisterà sulla strada intrapresa.