Roberto Mancini: “Lasciare la Nazionale è stato un errore che non rifarei”
L’ex ct intervistato dal Giornale ripercorre gioie e rimpianti della sua vita
Roberto Mancini celebra i suoi sessant’anni e, in un’intervista al Giornale, si apre come mai prima d’ora. Un’ora di confessione in cui ripercorre i momenti chiave della sua vita: le gioie, i rimpianti, e le aspirazioni che ancora lo animano.
Gli inizi e la passione per il calcio
Nato a Jesi, Mancini racconta l’infanzia in una famiglia semplice, con la madre infermiera, il padre falegname e una sorella più piccola. Fin da piccolissimo, però, il pallone ha catturato tutta la sua attenzione. “Era una vera e propria fissazione”, ricorda. La svolta arriva a soli tredici anni, quando lascia casa per inseguire il suo sogno a Bologna, il primo passo di una carriera che lo avrebbe portato ai vertici del calcio mondiale.
L’Italia, i successi e il grande rimpianto
Tra i momenti più significativi della sua carriera, Mancini non può che citare l’Europeo vinto con la Nazionale italiana nel 2021. Eppure, a brillare tra i ricordi non è solo la gloria, ma anche le ombre di un fallimento. “Quello che mi brucia di più è stata l’eliminazione della Nazionale dal Mondiale,” confessa, riferendosi alla mancata qualificazione a Qatar 2022.
Più doloroso, però, è stato il passo che è seguito: “Le dimissioni da Ct sono state uno sbaglio che non rifarei”. Mancini ammette che una maggiore chiarezza con il presidente Gravina avrebbe forse evitato la rottura. “Allenare sentendo che la fiducia vacilla non ti permette di lavorare con serenità. Avrei dovuto affrontare la situazione con più dialogo”.
L’Arabia Saudita e nuove sfide
Dopo l’addio alla Nazionale, la decisione di allenare l’Arabia Saudita ha fatto discutere, soprattutto per l’aspetto economico. Mancini non nasconde che la proposta economica ricevuta abbia avuto il suo peso, ma precisa: “Non è stata la motivazione principale. È stata una scelta sbagliata, e non la rifarei”. Tuttavia, l’esperienza saudita, a suo dire, ha gettato basi importanti per il futuro del calcio locale. E la possibilità di allenare la Roma? “Mi avrebbe fatto piacere, ma non sono mai stato contattato,” rivela, lasciando intuire che il richiamo del calcio italiano non è mai scomparso.
Famiglia e orgoglio paterno
La chiacchierata si sposta poi su temi personali, come il rapporto con i figli. Roberto parla con emozione della biografia di sua figlia Camilla, dedicata al tema del bullismo. “Sono orgogliosissimo di lei. Ha affrontato molte difficoltà a causa del problema al volto che ha dalla nascita, ma non si è mai arresa.”
Il desiderio più grande
In occasione del suo compleanno, gli viene chiesto quale regalo si farebbe. Mancini sorride e risponde con la determinazione che lo contraddistingue: “Alzare la Coppa del Mondo”. Un desiderio che forse, come uomo e allenatore, incarna il sogno più grande di una vita vissuta a rincorrere e conquistare successi. Roberto Mancini, a sessant’anni, non smette di sognare. E neppure di imparare dai propri errori.