Aria di tempesta in Francia, il governo Barnier al bivio

Politica, finanza e tensioni sociali scuotono il Paese

Emmanuel Macron

Emmanuel Macron

La Francia è travolta da una serie di crisi interconnesse che minacciano di mettere a dura prova la tenuta politica, economica e sociale della nazione. Tra scioperi annunciati, tensioni parlamentari e un crescente allarme finanziario, il Paese si trova sull’orlo di un periodo cruciale.

Scioperi e tensioni sociali: il grido della CGT

La CGT, uno dei principali sindacati francesi, ha convocato per il 12 dicembre una giornata di manifestazioni e scioperi contro i 250 piani di licenziamenti che rischiano di cancellare tra i 170.000 e i 200.000 posti di lavoro. La protesta si inserisce in un clima già segnato dalla rabbia sociale e dal malcontento per una legge di bilancio che prevede tagli e nuove tasse per un totale di 60 miliardi di euro.

Il governo Barnier al bivio

Il primo ministro Michel Barnier si trova in una posizione precaria, senza una maggioranza stabile nell’Assemblée Nationale. La sua sopravvivenza dipende dall’uso del controverso articolo 49.3 della Costituzione, che consente di approvare una legge di bilancio senza voto parlamentare. Questa mossa potrebbe però innescare una mozione di censura.

La decisione è nelle mani del Rassemblement National (RN): il partito di estrema destra, guidato da Marine Le Pen, sta valutando se sostenere la censura proposta dal Nuovo Fronte Popolare (NFP), la coalizione di sinistra. Ma la situazione è intricata: Le Pen è sotto processo per uso improprio di fondi europei e rischia l’ineleggibilità per cinque anni. Un caos politico potrebbe offrire al RN un vantaggio elettorale, ma comporterebbe anche il rischio di essere accusato di destabilizzare il Paese.

Crisi finanziaria: un déjà vu greco?

Sul fronte finanziario, la Francia affronta una pressione crescente. Il debito pubblico ha raggiunto i 3.224 miliardi di euro e i rendimenti dei titoli di Stato decennali (OAT) sono schizzati al 3,03%, avvicinandosi ai livelli della Grecia e superando quelli di Spagna e Portogallo. Lo spread con i Bund tedeschi è salito a 90 punti, il livello più alto dal 2012, alimentando timori di una nuova crisi del debito sovrano.

Anche la Borsa di Parigi risente delle tensioni: l’indice CAC 40 ha perso lo 0,73%, toccando il minimo da un anno. Gli investitori, preoccupati dalla possibilità di una caduta del governo e dall’incertezza sul bilancio, si preparano a scenari cupi.

Divisioni politiche e manovre strategiche

Sul piano politico, la coalizione di sinistra mostra segni di frattura. Il Partito Socialista (PS), alleato di France Insoumise (FI) nel Nuovo Fronte Popolare, è sotto pressione: da un lato, FI spinge per una linea dura contro il governo; dall’altro, Barnier tenta di attrarre i socialisti per evitare la censura. Nel frattempo, vecchie figure della politica francese come Ségolène Royal e François Hollande tornano in scena, sognando un ruolo di primo piano nel caso di un crollo del governo.

Un futuro incerto

Mentre il governo cerca di navigare tra le onde di una tempesta politica e finanziaria, i francesi guardano con crescente apprensione al futuro. La caduta del governo Barnier, la possibile censura parlamentare e il deterioramento della situazione economica potrebbero creare un mix esplosivo. Rien ne va plus in Francia: il timore è che il 2024 possa essere ricordato come l’anno di un nuovo capitolo di crisi, con ripercussioni ben oltre i confini nazionali.