Il lancio sarà effettuato grazie ad un razzo vettore russo Soyuz dal poligono di Kourou, nella Guyana francese; il vettore Ariane 5 ES, in grado di trasportare quattro satelliti alla volta, dovrebbe infatti essere disponibile entro la fine del 2015. I lanci della costellazione Galileo erano stati sospesi provvisoriamente dopo il fallimento del lancio del 22 agosto scorso: i due satelliti Sat-5 e Sat-6 non avevano raggiunto l’orbita circolare prevista di 23mila chilometri di altezza, ma un’orbita ellittica più bassa che li aveva resi di fatto inutilizzabili.
Secondo le prime risultanze dell’inchiesta in corso il mancato raggiungimento dell’orbita operativa sarebbe stato dovuto a un problema all’alimentazione del terzo stadio del vettore russo, il “Fregat”, sul quale il condotto dell’idrazina (il propellente chimico) sarebbe stato montato troppo vicino a quello dell’elio liquido, a una temperatura molto più bassa: il risultato sarebbe stato quello di provocare il congelamento dell’idrazina e l’interruzione dell’alimentazione al propulsore. Successivamente l’Esa è riuscita a correggere almeno parzialmente l’orbita di Sat-5, che risulta ora operativo, seppure in maniera limitata; un’analoga manovra dovrebbe essere tentata anche nei confronti del gemello Sat-6.
Se le prove di efficienza daranno risultato positivo (e vi sarà quindi il via libera della Commissione Europea) Galileo Sat-5 e Galileo Sat-6 riusciranno comunque ad aggiungersi agli altri quattro satelliti delle costellazione già in orbita per i test del sistema di geolocalizzazione che a regime dovrebbe comprendere trenta satelliti. Il sistema – indipendente dallo statunitense Gps – ha un costo totale di cinque miliardi di euro ed è finanziato interamente dall’Unione Europea: i primi servizi dovrebbero essere forniti entro il 2016 e l’operatività completa entro il 2020. (fonte Afp)